Se l’uomo non è creatura di Dio… non è uomo!

di Maria Bigazzi per il C3S


Se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me?

Così affermava santa Teresa di Calcutta durante il discorso per l’accettazione del Premio Nobel per la pace. Una frase questa, che dovrebbe indurre a riflettere sul grande dono della Vita e sul suo valore.

Tale grandezza e preziosità derivano dall’altezza della vocazione soprannaturale a cui sono chiamati tutti gli uomini.

L’uomo infatti è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio (Enciclica Evangelium Vitae).

Fatto ad immagine e somiglianza di Dio, l’uomo è rivestito di una dignità unica e irripetibile che lo eleva dalla condizione di miseria per coronarlo di gloria e di onore (Salmo 8,6).

Dio ha creato l’uomo perché lo servisse e lo amasse, e gli offrisse tutta la creazione. Quest’ultima, insegna san Tommaso D’Aquino, è la libera produzione del mondo da parte di Dio, per comunicare il proprio essere, la propria intelligenza e il proprio amore.

Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, solo l’uomo è “capace di conoscere e di amare il proprio Creatore” in quanto egli “è la sola creatura che Dio abbia voluto per sé stessa”. L’uomo, infatti, è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore, la vita di Dio. Questo è il fine per cui è stato creato e la ragione fondamentale della sua dignità.

La vita dell’uomo è ispirata dal Creatore e da Lui ripresa, in quanto Egli è “Colui che gli inspirò un’anima attiva e gli infuse uno spirito vitale” (Sapienza 15, 11).

Soltanto il Signore ne è il vero padrone, poiché è Lui che la dona e la tiene sotto la sua protezione. Per questo ne domanderà conto, come domanderà conto “della vita dell’uomo all’uomo”, e “a ognuno di suo fratello”.

La ragione per cui Dio ha posto l’uomo in una condizione di grande dignità, è dovuta all’immenso Amore che Egli nutre per noi. Afferma infatti santa Caterina da Siena, che essa risiede ne “l’amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore infatti tu l’hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo Bene eterno”.

Per amore Dio ha creato l’uomo e per amore Egli ha mandato il suo Figlio unigenito Cristo Gesù, a redimere l’umanità dal peccato, attraverso la sua Passione, Morte e Risurrezione.

La perfetta felicità dell’uomo consiste nel conoscere e amare Dio. Per arrivare alla beatitudine eterna, il Signore ha dato dei precetti, perché seguendo le norme che regolano la vita morale, l’uomo possa intraprendere la via per compiere il bene e raggiungere il proprio fine.

Creando l’uomo ragionevole e dotandolo del libero arbitrio, Dio gli ha conferito la dignità dell’iniziativa e della padronanza dei suoi atti, perché potesse cercare spontaneamente il suo Creatore e giungere liberamente, con l’adesione a Lui, alla beata perfezione.

Di quale dignità è stato rivestito l’uomo! Eppure egli ha preferito spogliarsi di questa veste preziosa, cadendo nel peccato e nella superbia di poter fare a meno di Dio.

La società moderna ha voluto rigettare l’insegnamento divino, allontanandosi da Dio e spezzando il legame con il suo Creatore.

Senza Dio, l’esistenza umana non trova più senso, e ciò comporta una visione distorta della vita e del suo valore.

L’attacco alla dignità della persona ha inizio proprio da uno dei diritti più importanti dell’uomo, ovvero il diritto alla vita. Ad ogni essere umano deve essere riconosciuta la dignità della persona, dal concepimento fino alla morte naturale. Se questa viene a mancare, ogni male diventa lecito.

L’aborto è una delle piaghe che più affligge l’umanità. Affermava san Pio da Pietrelcina, sottolineando la gravità di tale peccato, che “Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni”.

Uccidendo una vita custodita nel grembo materno, si lede la persona nella sua integrità, in quanto non venendo riconosciuta la sacralità della vita umana, l’uomo viene privato di quella dignità e di quel rispetto che invece si impone fin da quando ha inizio il processo della generazione.

Il Magistero della Chiesa afferma che la vita, a tutti i suoi livelli, viene da Dio. Essa rappresenta il primo diritto fondamentale di una persona umana, nonché la condizione per tutti gli altri. Perciò deve essere protetto più di ogni altro diritto.

Sosteneva Tertulliano che “(….) è un omicidio anticipato impedire di nascere; poco importa che si sopprima l’anima già nata o che la si faccia scomparire sul nascere. È già un uomo colui che lo sarà”.

Perché la dignità della persona torni ad essere al centro dei programmi sociali, scientifici e culturali, “è essenziale […] che l’uomo riconosca l’originaria evidenza della sua condizione di creatura, che riceve da Dio l’essere e la vita come un dono e un compito: solo ammettendo questa sua nativa dipendenza nell’essere, l’uomo può realizzare in pienezza la sua vita e la sua libertà e insieme rispettare fino in fondo la vita e la libertà di ogni altra persona” (Enciclica Evangelium Vitae).

Infatti, afferma questa enciclica:  “quando si nega Dio e si vive come se Egli non esistesse, o comunque non si tiene conto dei suoi comandamenti, si finisce facilmente per negare o compromettere anche la dignità della persona umana e l’inviolabilità della sua vita”.


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