EDITORIALE: Il sovranismo è un “valore” cristiano?

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In questi giorni, visto l’insediamento del nuovo governo, si è ritornati a parlare di “sovranismo” e da tempo non poche voci (molte, anzi: troppe) accusano il “sovranismo” di essere non solo fuori tempo, ma persino pericoloso. E’ proprio così?

Poniamoci due domande.

La prima: perché il sovranismo fa così paura?

La seconda: il sovranismo come va giudicato da un punto di vista cristiano?

L’economia dell’alta-finanza ha nella storia sempre lavorato per l’abbattimento di frontiere e dazi doganali (per esempio, il cosmopolitismo illuminista rispondeva anche a questo scopo). Si tratta di un “dogma” del supercapitalismo (che qualcuno definisce anche con la felice espressione di mercatismo). Ciò è funzionale alla pretesa di sottomettere la dimensione comunitaria all’economia e non viceversa, così come invece avveniva nella società cristiana tradizionale.

La borghesia finanziaria e imprenditoriale, che è stata protagonista della svolta ipercapitalista della modernità, ha sempre prediletto il superamento delle identità nazionali ai fini di realizzare la trasformazione dei beni immobili da beni rappresentati dal denaro in beni rappresentativi del denaro. Trasformazione che si realizzò con la legge Le Chapelier (anno 1791) durante la Rivoluzione francese.

Detto questo, si capisce anche il motivo per cui il sovranismo è non solo perfettamente compatibile con il pensiero sociale cristiano, ma è anche un valore in sé.

Va detto, a scanso di equivoci, che è un grave errore confondere il sovranismo con il nazionalismo. Il primo ha una dimensione difensiva, il secondo espansiva.

Quest’ultimo (il nazionalismo) è un tentativo di prevaricazione di un’identità nazionale su  altre.

Il nazionalismo esplose non a caso in piena modernità, proprio perché funzionale al progetto di abbattimento delle diversità territoriali. Insomma, s’imponeva il modello nazionale perché ad esso doveva corrispondere un preciso modello economico.

Il sovranismo, invece, ha un altro significato: difensivo e non espansivo. La difesa della propria autonomia per difendere (chiediamo scusa della ripetizione) la priorità della dimensione comunitaria su interessi economici, finanziari e di mercato.

Da qui il valore pienamente cristiano del sovranismo. Un valore che recupera la centralità del modello familiare. Come uno Stato che esautorasse la famiglia sarebbe moralmente inaccettabile, così sarebbe altrettanto moralmente inaccettabile un’economia che esautorasse uno Stato.

Da qui anche tanti ingenui cattolici i quali pensano che, attaccando il sovranismo, rendano chissà quale buon servizio alla causa della solidarietà, quando invece è tutt’altro.

Insomma, il sovranismo è naturale, così come è naturale che la famiglia goda di autonomia e le venga riconosciuta una libertà; e così come sono naturali i corpi sociali intermedi senza che questi vengano totalitaristicamente spazzati via.

Proprio perché il sovranismo è naturale, si verifica che, a differenza di altri governi che dopo aver governato non vengano quasi mai riconfermati, i governi sovranisti non perdano consenso. vedi il caso dell’Ungheria di Orban.  Ma di questo abbiamo già parlato (clicca qui).


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