SELEZIONE CATTOLICA: Il santo di Urakama. Dalla morte alla vita.

FONTE: settimanaleppio.it

Lazzaro M.Celli

La corsa agli armamenti è nuovamente cominciata e più frequentemente s’intravvedono minacce di guerra. Purtroppo, questo è un dato oggettivo. Molto meno evidente è stabilire la responsabilità delle Nazioni, per via di notizie volutamente lasciate sotto traccia, come quella che accusa Putin di avere interrotto l’accordo stipulato con gli USA sulla distruzione delle armi al plutonio. Nessuno, però, dà risalto alla decisione del Pentagono di stanziare 340 miliardi di dollari per l’ammodernamento dell’arsenale bellico nucleare. Si tratta di capire chi vuole la guerra e chi si difende soltanto. Chissà chi sferrerà quello che nel linguaggio tecnico si chiama “il primo colpo”, quell’attacco, cioè, talmente devastante che impedirà alla superpotenza colpita di rispondere azionando il proprio armamento contro l’aggressore.
Accanto a questa triste realtà fatta di congetture mortali ed infernali, ce n’è un’altra, ben superiore, che ricorda come lo Spirito di Dio aleggia sulle vicende umane e infonde fede e speranza. La storia ci ricorda Takashi Nagai, un giovanotto discendente da una nobile famiglia di samurai. Iniziato sin da piccolo allo studio della Medicina fu allevato secondo gli insegnamenti di Confucio e Shinto, anche se l’inclinazione materialistica lo indusse progressivamente all’ateismo. Se lo studio della Medicina, da un lato consolidò la sua visione materialista della vita, dall’altra lo portò in un villaggio nelle vicinanze di Nagasaki ad affittare una camera presso una famiglia di Cattolici. Tale circostanza fu propizia per continuare un viaggio intrapreso sul senso dell’esistenza, dopo la morte della madre. Scoprì la storia dei Cristiani giapponesi costretti a vivere in clandestinità per la persecuzione dell’Impero del Sol Levante, si accostò ai pensieri di Pascal, conobbe e sposò una cattolica nello stesso anno in cui si battezzò, assumendo il nome di Paolo, in onore al martire Paolo Miki, crocifisso a motivo della sua fede in Cristo. Tra il 1931 e 1936 ebbe alcuni incontri con san Massimiliano Maria Kolbe, con il quale affinò la sua fede, intensificando il rapporto con l’Immacolata. Poi le loro strade si separarono e nel ’45 si autodiagnosticò la leucemia. Nello stesso anno, dopo la comparsa della malattia, scoppiò l’atomica. Sulle cause della scelta di Nagasaki come luogo del lancio di “Fat Man”, nome in codice della micidiale bomba, ancora si discute. Dopo Hiroshima, c’era già una volontà di resa del Giappone, non era necessaria una seconda bomba; per di più Nagasaki non era un luogo strategico particolarmente importante, dunque, perché? C’è chi ritiene sia stata scelta questa città perché in essa viveva il maggior numero di Cristiani del Giappone. L’ordine fu del Presidente degli Stati Uniti Herry Truman, ebreo. Quel fatidico 9 agosto, una potenza esplosiva di 25 chilotoni si abbatté sulla città, vaporizzando 40 mila persone; niente rispetto al numero di quelle che ne accusarono le ripercussioni. Delle prime, i più fortunati poterono raccogliere le ceneri. Tra questi Takashi. Rimasto vivo dopo l’esplosione, non guarì dalla leucemia. Tornando a casa trovò la moglie morta. Sul pavimento la cenere aveva disegnato la sagoma di una mano con dentro un Rosario bruciacchiato. Gli bastò per comprendere che era morta pregando. Raccolse quella polvere, i suoi resti, e non si chiese dov’era finito Dio di fronte a tanta sofferenza, a differenza di noi altri, ma Lo ringraziò perché aveva permesso che la moglie morisse pregando.
Da san Massimiliano aveva certamente compreso l’essenziale. Ci sembra di coglierlo nelle sue parole che fanno trasparire la piena disponibilità alla Volontà di Dio: «Vivere è bello come morire!».
In quella parte del mondo, dove si verificò uno dei più terribili disastri della storia umana, primeggia il Santo di Urakama, come fu chiamato Takashi, a cui pure l’Imperatore offrì i suoi onori, visitandolo quand’era ancora in vita.
Nel 1951, le sue ultime parole sul letto di morte furono: «Pregate, per favore, pregate», ravvivando, così, con la sua esistenza, quel messaggio di fede e di speranza trasmessoci da nostro Signore Gesù Cristo.


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1 Comment on "SELEZIONE CATTOLICA: Il santo di Urakama. Dalla morte alla vita."

  1. Ruggero Romani | 9 Agosto 2020 at 9:16 | Rispondi

    Harry S,Truman non era ebreo.

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