APOLOGETICA OSSERVANDO – Un sorriso

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


La posizione dello sguardo, il privilegio dell’osservazione, il partire dal vedere e dal constatare è non solo la posizione più ragionevole, ma anche quella più intelligente. La parola “intelligenza” viene dal latino “intus-legit” che significa “leggere dentro”. L’intelligenza, pertanto, implica non una conoscenza superficiale ma una conoscenza dentro la realtà. Appunto: la realtà! L’intelligenza ha bisogno della realtà, non ne può fare a meno. Se la realtà non esistesse, non ci sarebbe modo di poter esercitare l’intelligenza, non ci sarebbe modo di essere intelligenti.


Forse non ci si pensa, ma il sorriso si configura come un mistero. Infatti, è sempre un’originalità.

E’ prima di tutto un’originalità dell’uomo. L’animale non ride e non sorride. La “risata” della proverbiale iena altro non è che una smorfia involontaria.

Ma il sorriso è anche un’originalità della singola esistenza umana, ovvero della singolarità individuale. Lo è perché il sorriso è la capacità di cogliere il positivo in ciò che accade, in ciò che si incontra e in ciò che si realizza.

L’uomo sa e può sorridere dinanzi a dei fatti, a delle persone e anche relativamente a ciò che fa.

Cosa significa “ricercare il positivo” nel reale? Significa astrarre una bellezza da ciò che si sperimenta.

Il sorridere non è il ridere, che pure, come abbiamo detto prima, è anch’esso una peculiarità umana. Mentre il ridere è un moto istintivo, tant’è che alle volte non si può sopprimere, il sorridere no; è un accompagnare una realtà di cui si fa esperienza come accaduto, come incontro e come fatto.

Il sorridere è un astrarre volontario. Si pensi a quando capita qualcosa che è duro da accettare, come un lutto. S’incontra chi ha perso il proprio caro e non si ride, ma si sorride, quasi a dirgli: …vedi, non disperarti, perché ciò che è accaduto lo puoi risolvere in un significato più alto. Oppure: …sono qui, ti sono accanto, non sei solo.

Ed ecco che siamo tornati al punto iniziale.

Ogni sorriso è un mistero, perché in ogni sorriso è insito un messaggio (a cui molti ovviamente non pensano e di cui molti altrettanto ovviamente non ne hanno consapevolezza), il messaggio che all’uomo spetta il dovere di non farsi trascinare dagli eventi, ma che gli è data invece una “grandezza”, quella di scorgere la Bellezza in tutto.

Qui si pone una grande questione. Se ogni sorriso è un mistero, ciò non vuol dire che ogni sorriso sia di per sé legittimo, cioè che abbia una sua “onestà”. A chi ha perso un proprio caro, cosa può dire il sorriso di qualcuno che è convinto che con la morte tutto si dissolva nel nulla? In questo modo quale “bellezza” si può invitare a scoprire in quel triste evento?

Altra cosa è il sorriso che nasce dalla consapevolezza che tutto è guidato, governato è orientato.

Altra cosa è il sorriso che nasce dalla convinzione che Colui che è il Signore dell’universo e della storia “mendica” il nostro amore ed è disposto -se lo vogliamo- ad accompagnarci nel cammino della vita.

Altra cosa è il sorriso che nasce dalla scoperta di avere come madre il volto più bello su cui può sorgere un sorriso: l’Immacolata, la Regina di ogni splendore.

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