SOSTA – Un grande insegnamento della concezione cristiana della politica: si può essere Re solo se si riconosce di essere suddito del Re dei Cieli!

Rubrica a cura di di Corrado Gnerre


Che pensereste di un papà che ordinasse ai suoi figli di andare a Messa… e poi lui non ci va? I figli, fin quando saranno piccoli forse obbediranno, ma poi? Poi faranno come gli parrà: non ci andranno più. L’educazione, quella vera, non è fatta solo di parole ma soprattutto di testimonianza. Se io voglio che gli altri facciano una determinata cosa, dovrò io per primo agire coerentemente. Questo principio dovrebbe fondare anche l’agire politico e il senso proprio dell’autorità.

La concezione medioevale dell’autorità politica verteva sulla convinzione che chi deteneva il potere dovesse prima di tutto rispettare la legge e agire coerentemente con ciò che insegnava e rappresentava.

Non a caso nel pensiero politico medioevale si distingueva chiaramente il concetto di potestas da quello di auctoritas. Il primo è l’esercizio del potere, il secondo è l’autorità suprema. Ciò per evidenziare che il potere politico doveva sempre essere giudicato da un’autorità ad esso superiore; evitando, pertanto, qualsiasi deriva assolutista e ben che meno totalitaria.

Questa concezione del potere politico come qualcosa che avrebbe dovuto riconoscere un giudizio superiore e soprattutto come esercizio obbligato a manifestare obbedienza ad una legge e ad un’autorità che lo trascendesse, era chiaramente rappresentato dal rito d’incoronazione dei Re. Quando a scuola ce ne parlavano, eravamo portati a deridere un simile rituale: roba da secoli bui, sciocchezze incivili e antidemocratiche. E invece nulla di tutto questo, anzi. L’incoronazione per diritto divino aveva un significato pedagogico chiaro e nobile: il re poteva far capire ai sudditi quanto fosse giusto ubbidirgli, dimostrando che anch’egli si faceva suddito di un altro Re. Insomma, era come se dicesse: mi dovete ubbidienza, perché anch’io mi rendo ubbidiente a Dio. E’ lo stesso principio per cui un papà può insegnare ai figli ad essere “figli”, se anche lui si fa “figlio” di Qualcun altro. Nei Proverbi (8, 15) è scritto: “E’ per me che i Re regnano e i principi comandano ciò che è giusto.” Infatti, il Re veniva unto secondo il rito descritto nella Bibbia per la consacrazione del Re d’Israele. (Cfr. Re 1,5; I Samuele 16,3; Ezechiele 16, 8-14).

Il rituale iniziò in Spagna con i sovrani visigoti (cristiani) di Toledo che furono i primi a chiedere alla Chiesa di incominciare il loro regno con una speciale consacrazione. Si dette poi tanta importanza alla cosa che nei secoli immediatamente successivi iniziò a diffondersi il racconto delle origini miracolose dell’unzione regia. L’arcivescovo di Reims, Incmaro (845-882), raccontò che il suo predecessore, san Remigio, ricevette dal Cielo, portata da una colomba, la sacra ampolla contenente l’olio per l’unzione. Lo stesso Incmaro consacrò nell’868 Carlo il Calvo di Lotaringia e nell’877 Ludovico il Pio. Da allora i Re di Francia e di Inghilterra saranno unti ed incoronati.


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