Solo il Cristianesimo afferma che la Speranza nasce dal dolore

di Maria Bigazzi

Dopo aver celebrato la Pasqua con i suoi discepoli, Gesù si incammina nel Getsemani, portando con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi apostoli che assistettero alla Sua Trasfigurazione e che furono testimoni oculari della Sua grandezza.

Sul monte Tabor, infatti, Egli manifestò tutto lo splendore della sua gloria, perché la disperazione e l’angoscia profonda non avessero il sopravvento nel cuore dei suoi discepoli che lo avrebbero visto patire e morire tra le umiliazioni.

L’ora è ormai giunta, e quel battesimo che Gesù deve ricevere sta ormai per compiersi. Egli ci ama immensamente e questo Amore così grande nei nostri confronti è tale da fargli desiderare l’ora della morte per redimerci.

Prima di cominciare la Sua Passione, Gesù si ritira nel Getsemani, dimostrandoci l’importanza della preghiera e il ruolo fondamentale che essa ha nella preparazione del Suo grande sacrificio. Egli accetta di morire per la nostra salvezza, sottomettendosi così alla volontà del Padre.

Se riflettessimo con attenzione sul fatto che Gesù si consegna spontaneamente nelle mani dei nemici per portare a termine la Sua missione salvifica, ricevendo percosse, insulti, maltrattamenti di ogni genere fino alla morte di croce, e che tutto questo Egli lo fece per nostro amore; allora non potremmo più restare indifferenti a Dio, non potremmo più rinnegarLo e offenderLo, perché nulla ci sembrerà abbastanza per lodarLo e ringraziarLo.

La nostra vita, se offerta a Dio, diviene mezzo per dimostrarGli tutto il nostro povero amore, mentre l’unione con Lui durante la Sua Passione e morte, ci permette di penetrare e meditare il mistero della nostra Redenzione attraverso le Sue sante Piaghe.

La Passione è il mistero della salvezza, mistero che si svela quando il colpo della lancia del soldato trafigge il Sacro Cuore di Gesù, da cui sgorgano sangue e acqua, segno della vita che Cristo dà alla Chiesa mediante la Sua morte.

Le ferite alle mani, ai piedi, al costato, sono segni del Suo Amore per noi, la morte, la tomba, tutta la vita del nostro Redentore parla dell’immenso Amore di Dio verso l’umanità.

Nel giorno del Venerdì Santo riviviamo tutta la Passione di Gesù che ha inizio dopo l’istituzione della santa Eucarestia e del sacerdozio, e termina con la Sua morte. Questo giorno è un giorno di dolore immenso, di buio e smarrimento dovuto al dominio della morte sull’uomo, conseguenza del peccato, che non risparmia il Capo dell’umanità, il Figlio di Dio fatto uomo.

Ma oltre al grande dolore che caratterizza questo giorno, esso ridona la speranza agli uomini, portando alla gioia della Risurrezione.

La morte che Cristo, per volere di Dio Padre, ha diviso con l’umanità soffrendo atrocemente, rispondeva ai disegni di Dio per la salvezza del mondo che da Lui si era voluto allontanare. La croce di Gesù diviene dunque Suo trono di maestà e potenza e gloria di noi cristiani. Canta infatti la Liturgia: “Noi dobbiamo gloriarci nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. In lui abbiamo la salvezza, la vita e la nostra resurrezione. Da lui fummo liberati e salvati”.

Ripercorriamo in questo giorno le tappe di Gesù lungo la via dolorosa del Calvario, accostando il nostro misero cuore al Suo, per essere anche noi crocifissi con Lui e partecipare alle Sue sofferenze in segno di riconoscenza e di amore.

Ai suoi piedi, pentiti di tutti i peccati che sono stati la causa della Sua morte, chiediamo la grazia di accompagnarLo nella via della Croce, per meritare il Suo perdono e la Sua Grazia.

Il cammino doloroso ha inizio con la condanna a morte di Gesù. Egli viene condannato dalla giustizia umana, quando invece è l’uomo il vero colpevole di quella condanna ingiusta, a cui però il divin Salvatore non si sottrae, ma tacendo, accetta liberamente di morire per la nostra salvezza.

Ad attenderlo è la pesante croce che Egli con grande amore carica sulle sue spalle già piagate a causa delle terribili percosse, dalla dolorosissima flagellazione e dalle numerose cadute che i carnefici gli procurarono lungo il tragitto dal momento della cattura.

In cambio del Suo Amore e della salvezza, l’uomo è capace solo di offrirGli una dura croce carica di tutti i peccati. Ma Egli la porta fino al Calvario, e quando viene innalzata, diviene strumento di salvezza e segno di vittoria.

Lungo il tragitto sono numerose le cadute che vanno a peggiorare le piaghe di Gesù e a sfinirlo. Il disprezzo e la cattiveria degli uomini rendono la croce talmente pesante da schiacciarLo sotto il suo peso. Ma Gesù si rialza e continua il Suo cammino, dimostrandoci che Egli si è fatto debole per essere la nostra forza.

L’incontro con la Vergine Maria segna un momento di grande commozione. Il santo Volto di Gesù ormai trasfigurato dal dolore, si incontra con quello della Madre Corredentrice, in uno sguardo pieno di amore e di sofferenza causati dalle nostre colpe. Per il peccato degli uomini, l’animo della Vergine Maria viene trapassato con la spada del dolore, crocifiggendola nel suo Cuore con il Figlio.

L’unico che avrebbe dovuto scontare a causa del peccato è l’uomo, ma invece si rifiuta sempre e volge lo sguardo lontano da Gesù, lasciando la pesante croce delle proprie colpe o prendendola con forza, come fece il Cireneo.

Ma se vogliamo davvero seguire e amare Dio, non dobbiamo avere paura o rifiutare di prendere la nostra croce e portarla accanto a Lui. L’esempio di santa Veronica ci dimostra che per vivere santamente, è necessario avere impressa nel cuore l’immagine di Dio, che solo il peccato può cancellare e sfigurare. Come insegnano le pie donne, anche noi dobbiamo prendere parte alle sofferenze di Gesù, piangendo amaramente sulle nostre colpe che furono la causa dei Suoi dolori.

Per continuare il cammino con il Salvatore, è necessario impegnarsi a non ricadere nell’errore, riaprendo così le piaghe di Gesù, che schiacciato nuovamente dal peso dei peccati, cade nuovamente a terra, umiliandosi fino alla morte per insegnarci il vero significato dell’umiltà, virtù necessaria per entrare nel Regno dei Cieli.

Lungo la via del Calvario il Signore continua a darci insegnamenti fondamentali per la nostra vita di cristiani.  Quando i carnefici, con cattiveria e disprezzo, lo spogliano delle vesti, Egli quale Vittima purissima, sconta nel silenzio le nostre impurità, immodestie e nudità. Anche noi, con il Suo santo aiuto e per il Suo pudore violato, dobbiamo espiare tutti i peccati immondi che vengono commessi nel mondo.

Il supplizio della croce attende Gesù, che spinto a terra, viene steso sul santo legno per essere crocifisso. Egli apre le braccia, lasciandosi conficcare i chiodi nelle mani e nei piedi, mentre la corona di spine premendo maggiormente sul Suo Capo, ne rinnova i terribili dolori.

Una volta innalzato sulla croce, da quel trono di dolore, Egli perdona con amore i carnefici, chiedendo pietà per la nostra miseria e ignoranza colpevole. L’ultimo sospiro di Gesù è un atto di amore, a cui si accompagnano le continue preghiere della Vergine Addolorata, che ai piedi della Croce diviene Madre del genere umano.

Una volta deposto dalla croce, il Corpo piagato ed esanime di Gesù viene posto tra le braccia di Maria Santissima che piange sul Figlio che non ha più e sui peccati degli uomini che sono stati la causa della morte di Gesù.

Che la Vergine Maria ci aiuti ad amare con cuore sincero il suo divin Figlio, suo e nostro unico Bene, lasciando che sia Ella stessa a porgercelo dalle sue braccia.

L’ultimo sguardo su Gesù prima che si chiuda la tomba, si imprima nella nostra mente, scolpendosi nel nostro cuore.

Soffermiamoci con Gesù Crocifisso a meditare la Sua Passione e morte, attendendo con Lui la Sua Risurrezione.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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