Cari pellegrini, la sentenza della Corte di Appello di Trento, che ha dato la possibilità a due maschi omosessuali di esercitare la patria potestà su due gemellini avuti con la tecnica dell’utero in affitto (rifiutiamo l’espressione soft di “gravidanza surrogata”), non deve meravigliare. O meglio, deve meravigliare solo due categorie di persone: coloro che non conoscono la montagna e coloro che non ne capiscono di idraulica.
Ovviamente non siamo usciti fuori senno e vi spieghiamo che senso hanno queste parole.
Iniziamo con la montagna. Uno dei pericoli più grandi quando si va in montagna d’inverno è quello di impattare in una valanga. Prima che la massa enorme di neve e pietre vada a distruggere tutto ciò che trova sul suo percorso, essa è potuta (non necessariamente) iniziare con poco se non pochissimo materiale. Passiamo all’idraulica. Se nella massa enorme di cemento di una diga si facesse un forellino, piano-piano, a causa di quel forellino, la forza dell’acqua farebbe saltare l’enorme massa di cemento.
Insomma, cari pellegrini, nella realtà esiste una consequenzialità che non si può negare: a determinate cause corrispondono determinati effetti. E avviene anche che a cause piccolissime seguano effetti enormemente grandi. Come nel caso della valanga o della diga.
Torniamo alla sentenza della Corte di Appello di Trento. Non ce ne possiamo meravigliare. Si devono piuttosto meravigliare coloro i quali pretendevano e pretendono che, una volta dato un riconoscimento giuridico a ciò che contro-natura, si possa arrestarne il processo e non andare oltre.
Quando è stato detto e approvato: lo Stato non può non riconoscere l’ “amore” tra persone dello stesso sesso che vogliono aiutarsi nella convivenza, perché, se lo Stato non facesse questo, opererebbe una sorta di anacronistica discriminazione, il fattore “discriminazione” è divenuto la chiave per ottenere tutto. Non ci voleva certo il fosforo mattina e sera per poterlo capire!
Se non si può discriminare e quindi si deve riconoscere che l’amore può essere non necessariamente tra un uomo e una donna, ma anche tra un uomo e un uomo e una donna e una donna, allora come è possibile che il paletto della discriminazione venga posto dopo e si dica: le coppie omosessuali non possono adottare?
La sentenza di Trento parla chiaro: è per il bene dei bambini che si dà la possibilità del riconoscimento, perché il dato biologico viene dopo il bene dei bambini. Ovviamente i giudici non hanno preso in considerazioni altri dati, ovvero quelli che i bambini per crescere armoniosamente hanno bisogno della figura di un papà-uomo e di una mamma-donna. E non lo hanno fatto perché è invalsa la mentalità (che già si è tradotta in legge) secondo cui l’amore eterosessuale e quello omosessuale pari sono.
Tra poco arriveremo anche al riconoscimento giuridico del poliamore (convivenze con più partner). Infatti, se il dato naturale non ha più importanza, allora quale criterio si potrà eventualmente utilizzare per decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che merita riconoscimento giuridico da ciò che non lo merita? Perché la “famiglia tradizionale omosessuale” non deve essere discriminata, mentre può esserlo la “famiglia allargata poliamorista”?
Cari pellegrini, siamo alla frutta (con tutto il rispetto per ciò che chiude dolcemente il pranzo). Ma sono soprattutto alla frutta coloro che ingenuamente pensavano che su questi temi si potesse concedere e poi fermarsi. Che si sentono di dire adesso quei politici sedicenti “cristiani” che hanno votato a favore della Legge Cirinnà in nome di un ipotetico “male minore”?
Dio è verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Si puó applicare la conoscenza della montagna e dell´idraulica a Amoris Letizia?