Tajani ha paura dei mercati …o di finire al mercato?

C’è una frase popolare che dice tutto: il sazio non crede a chi è digiuno. Ovvero, colui che ha mangiato da poco e non ha seguito il sano consiglio di sant’Agostino che dice che è bene alzarsi da tavola sempre con un po’ di appetito… dicevamo: a colui che ha mangiato da poco e si è adeguatamente saziato, è difficile credere nella fame di chi -poverino- ancora non ha messo nulla sotto i denti.

In queste ore di manovra economica, il tema di fondo è se sforare o meno il rapporto deficit-pil.

Lasciando perdere la valutazione delle intenzioni, se sincere o meno, la posizione governativa è quella di dire che si deve sforare perché ce lo chiedono i poveri che sono in aumento, ma anche una logica sacrosanta, ovvero che per far ripartire l’economia occorre adottare misure di rilancio dei consumi. Se non ci sono soldi da spendere, non si spende. Non ci vuole mica la testa piena di fosforo per capirlo!

Ma coloro che sono all’opposizione, dicono no. Non si deve sforare nulla. E perché? Perché altrimenti si rischia economicamente e si perderebbe anche la credibilità sul piano internazionale. La parola chiave che si evoca è: “mercati”…

Si parla di “mercati”… e poco importa se molti sono nella disperata impossibilità di andare al mercato (quello vero) e comprare ciò che si desidera … insomma, i sazi che non credono a chi è digiuno.

I “mercati” sono la spada di Damocle che incomberebbe sulla testa degli Stati.

Che penseranno i mercati?

Che diranno i mercati?

Come reagiranno i mercati?

Vien da pensare a qualche vecchietta di periferia che, osservando i TG o qualche talk-show politico, si faccia prendere dalla paura e non vada più acquistare carote e broccoletti al mercato sottostante.

Tajani stesso, in queste ore, esponente di punta di un partito che sta vivendo in questi mesi uno dei più grandi fallimenti, ha evocato i “mercati”: la paura dei “mercati”.

In realtà, dietro questa paura, a noi sembra se ne celi un’altra. Che non è quella dei mercati… ma di finire al mercato. Ci spieghiamo meglio.

La paura dell’Opposizione è che con possibili operazioni di riappropriazione delle risorse finanziarie, con interventi di maggiore autonomia di politica economica nazionale (che si realizzerebbe anche con una richiesta di sforamento maggiore del rapporto decifit-pil) e soprattutto con misure come il reddito di cittadinanza (ovviamente ben gestito per evitare derive assistenzialiste), davvero l’economia italiana possa ripartire. E nel qual caso -diciamolo francamente- sarebbe la fine per l’Opposizione.

Se davvero si rilanciasse tutto, che argomenti potrebbe avere ancora l’Opposizione? Soprattutto per non aver fatto lei ciò che si doveva fare da tempo?

I mercati, insomma, costituiscono l’unica ancora di salvataggio per salvare i propri “orticelli”.

Ma visto che per Tajani e compagni (“compagni” proprio nel senso politico del temine, visto che in questo sono con lui anche i “Piddini”) sono tanto importanti gli orti e i mercati, forse un futuro da “verdurari” (con tutto il rispetto per questo nobile mestiere) potrebbe essere una buona risorsa per il Paese.

Dunque per l’Opposizione: paura dei mercati …o di finire al mercato?

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