SOSTA – Otto punti per capire la questione della salvezza per i non-cattolici

di Corrado Gnerre


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La Dottrina cattolica di sempre dice così: La Chiesa Cattolica è la Chiesa di Gesù Cristo

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Dal momento che la Chiesa Cattolica è la Chiesa di Cristo, senza la Chiesa cattolica non ci si può salvare (extra Ecclesiam nulla salus, frase che è stata “dogmatizzata” come afferma anche Pio XII: “Ora tra le cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa.” (Lettera al Sant’Officio, del 8.11.1949).

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Ciò non vuol dire che per salvarsi occorra aderire all’anima e al corpo della Chiesa, per alcuni basta aderire solo all’anima; ed è il caso di coloro che dovessero trovarsi fuori la Chiesa Cattolica per “ignoranza invincibile”.

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Coloro che si trovano in “ignoranza invincibile” e si salvano, si salvano non perché sono non-cattolici, ma malgrado lo siano e dunque si salvano non rispettando bene i dettami delle loro false religioni, bensì seguendo la retta coscienza per quanto è loro possibile.

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Questo fa capire che singole verità che indubbiamente esistono nelle varie religioni non cattoliche non costituiscono di per sé strumenti salvifici, ma sono solo strumenti per poter eventualmente costituire una pacifica convivenza o alimentare una coscienza retta.

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Con alcuni documenti del Concilio Vaticano II si è passati dalla constatazione dell’esistenza di verità all’interno di false religioni, all’innalzamento di questi a valori. Ciò però non solo tende a contraddire i precedenti insegnamenti, ma di fatto trasforma il male in una sorta di bene-dimezzato.

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Da qui l’attuale clima iperecumenico per cui l’evangelizzazione sembra essere diventata un optional.

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Questo atteggiamento di non considerare più il male come male, ma come bene-dimezzato, si sta riflettendo anche in campo morale.


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3 Comments on "SOSTA – Otto punti per capire la questione della salvezza per i non-cattolici"

  1. Il vostro parlare sia si,si o no,no.

  2. “Con alcuni documenti del Concilio Vaticano II si è passati dalla constatazione dell’esistenza di verità all’interno di false religioni, all’innalzamento di questi a valori e strumenti di salvezza”. La dichiarazione Nostra Aetate è pastorale, quindi potrebbe contenere accidentalmente errori o passaggi da ben spiegare. Il Magistero papale ha questo scopo e lo ha fatto: ad esempio enciclica Redemptoris Missio del 1990 o dichiarazione dogmatica Dominus Iesus “circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa” del 2000. Lo stesso Vaticano II nella costituzione dogmatica Lumen Gentium ai punti 14-15-16-17 chiarisce ciò che dice Nostra Aetate. Ed il decreto conciliare Ad Gentes riafferma l’importanza fondamentale per il cristiano e per la Chiesa della missionarietà. Quindi “singole verità che indubbiamente esistono nelle varie religioni non cattoliche non costituiscono di per sé strumenti salvifici” è vero ma incidentalmente, se in accordo con la Legge naturale, potrebbero. E ciò non ferma ma anzi aumenta la tensione missionaria che deve avere la Chiesa Cattolica verso di loro e le loro umane religioni, al fine di prendere quelle singole verità e ricondurle alla Verità tutta e portare questi nell’ “Ovile Santo Corte Celeste in Terra” (Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola).
    Il Concilio (anche con i chiarimenti dati dal Magistero poi) non può aver detto il contrario su questo punto perché vorrebbe dire che la Chiesa da sessant’anni insegna l’errore e ciò non è possibile per promessa divina.
    E’ vero che i modernisti hanno dato una lettura eretica di questi passaggi. Come è vero che gli stessi tradizionalisti rifiutando contestandoli i documenti del Concilio si sono allontanati da Pietro.
    Entrambe sono due facce della stessa errata moneta.

    • Giustissimo. Ahimè, il Cammino come pure Cooperatores sta prendendo una brutta piega anticonciliarista, dimostrando cosí una brutta e nefanda ignoranza dei vari livelli di Magistero.

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