Ti raccontiamo come il Rosario salvò il beato Bartolo Longo

di Corrado Gnerre

Bartolo Longo prima di diventare l’Apostolo del Rosario passò attraverso prove molto dure che gli permisero di capire ancor meglio quanto fosse indispensabile l’affidamento alla Madonna e la recita della preghiera mariana per eccellenza.

Nacque a Latiano, in Puglia, nel febbraio del 1841, in una famiglia agiata e rinomata. In gioventù ricevette una solida formazione cristiana. Studiò presso le Scuole Pie, nel Collegio di Francavilla Fontana. Terminò gli studi scolastici nel 1858 con il massimo dei voti; e fu proprio nel periodo scolastico che, grazie soprattutto ad un suo maestro, iniziò a praticare una forte devozione mariana.

Ma dopo la scuola lo attendeva un periodo assai triste. Andò a studiare giurisprudenza prima a Lecce e poi a Napoli; e fu proprio nella città campana che iniziò a frequentare cattive compagnie, soprattutto coetanei di idee massoniche ed anticlericali. Si appassionò poi agli insegnamenti di intellettuali di formazione idealistica come Bertrando Spaventa e Luigi Settembrini; e finì per scagliarsi contro la Chiesa, in particolar modo contro i Domenicani, da sempre cultori della scolastica e del pensiero di san Tommaso d’Aquino.

L’anticlericalismo lo fece scivolare –come solitamente avviene- non nell’ateismo ma nell’irrazionalismo. In quegli anni lo spiritismo mieteva successo un po’ dappertutto. Bartolo Longo, avvertendosi insoddisfatto e infelice, inizio a frequentare alcuni circoli dediti a questa pericolosissima pratica. Egli stesso racconterà poi che ne fu talmente invischiato da divenire un vero e proprio“sacerdote di satana”.

Le conseguenze non tardarono a manifestarsi: Bartolo Longo si trovò distrutto fisicamente, ma soprattutto psichicamente, cadde in una fortissima depressione (patologia molto frequente in chi frequenta ambienti del genere) e fu più volte sull’orlo del suicidio.

Ma la Vergine che lui aveva tanto amato, soprattutto nel periodo scolastico, lo salvò. Ella gli fece incontrare un santo sacerdote, proprio un domenicano contro i quali aveva tanto combattuto, padre Alberto Radente. Questi lo confessò e da quel giorno la vita subì una svolta. Capì che doveva al più presto cambiare vita. La disperazione opprimeva ancora la sua mente, ma stava ad attenderlo un’esperienza straordinaria.

Un giorno si sentiva particolarmente disperato e stava vagando per la Valle di Pompei, possedimento della Contessa De Fusco, dei cui beni era divenuto amministratore, quando… egli stesso racconta quei momenti: “L’anima mia cercava violentemente Iddio…Un giorno la procella dell’animo mi bruciava il cuore più che ogni altra volta, e mi infondeva una tristezza cupa e poco men che disperata. Uscii dalla casa De Fusco, e mi posi con tratto frettoloso a camminare per la Valle senza saper dove… Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta tenebra, una voce amica pareva mi sussurasse all’orecchio quelle parole che io stesso avevo letto, e che di frequente mi ripeteva il santo amico dell’anima mia (il padre Radente): ‘Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. E’ promessa di Maria.’ Chi propaga il Rosario è salvo! Questo pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa… Coll’audacia della disperazione sollevai le braccia e le mani al cielo, e volto alla Vergine celeste: Se è vero –gridai- che Tu hai promesso a San Domenico che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario! Nessuno rispose: silenzio di tomba mi avvolgeva intorno. Ma, da una calma che repentinamente successe alla tempesta nell’animo mio, compresi che quel grido sarebbe stato un giorno esaudito… La risposta del cielo non fu tarda.”

In accordo con la Contessa De Fusco, che divenne sua grande collaboratrice nonché sua moglie (anche se i due coniugi vollero vivere un matrimonio in completa castità), Bartolo Longo decise di trasformare quella Valle, povera e dimenticata da tutti, nella Valle da cui lanciare in tutto il mondo la grande devozione al Santo Rosario.

Occorreva un quadro che potesse adornare una vecchia chiesa parrocchiale che era nella Valle. Si rivolse al padre Radente per acquistare qualcosa a poco prezzo. Il Padre lo indirizzò da una certa suor Maria Concetta, a cui lui stesso aveva consegnato anni prima un vecchio quadro del Rosario. Inizialmente Bartolo Longo rimase sconcertato; il quadro gli sembrava troppo vecchio, ma accettò ugualmente il dono. Non sapeva come farlo giungere a Pompei per cui si fece aiutare da un carrettiere che stava trasportando del letame. Era il 13 novembre del 1875, sabato, giorno mariano per eccellenza.

Dunque, il Rosario segnò la salvezza personale di Bartolo Longo; ma segnò anche la salvezza di poveri bimbi, figli di carcerati e orfani, strappati così alla vita di strada, per i quali il Longo fece costruire dei grandi collegi, proprio ai piedi del Santuario.

C’è però qualcos’altro che dobbiamo aggiungere. Bartolo Longo volle indicare il Rosario anche come salvezza della civiltà cattolica. Nel 1883 cadeva il centenario della nascita Lutero (1483), colui che aveva spaccato la cristianità; e ricorreva anche il centenario della vittoria cristiana sui Turchi a Vienna (1683). Fu proprio nel 1883 che decise di scrivere la celebre “Supplica”, diffusa in tutto il mondo a difesa del Papato e della civiltà cattolica. Questa fu letta per la prima volta il 14 ottobre del 1883 e da allora viene letta due volte l’anno: l’8 maggio e la prima Domenica di ottobre.   

Bartolo Longo fu sempre dai papi fu sempre incoraggiato. Lo sostennero prima Leone XIII e poi san Pio X.

Morì il 5 ottobre del 1927, mese del Rosario.

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2 Comments on "Ti raccontiamo come il Rosario salvò il beato Bartolo Longo"

  1. Il Santo Rosario, dolce catena che ci “unisce” a Dio!

  2. Paola Liberotti | 29 Luglio 2022 at 9:45 | Rispondi

    “NEL SILENZIO IL SUSSURRO DI UNA VOCE –
    L’ITINERARIO SPIRITUALE DI BARTOLO LONGO”

    Salvatore Sorrentino è l’autore di “Nel silenzio il sussurro di una voce – l’itinerario spirituale di Bartolo Longo” (Effatà Editrice, pagg. 368, euro 29): un testo profondo, dedicato a una delle figure più interessanti dell’Ottocento, la cui esperienza di Fede non potrà lasciare indifferenti specialmente coloro che ne sentono parlare per la prima volta. Una figura di Beato letteralmente passato, nella sua incredibile esistenza, “dalle tenebre alla Vera Luce”: luminoso esempio di miracolosa conversione, di particolare importanza per tutti noi.
    Ma iniziamo dalla sua biografia, davvero esemplare e degna di nota, specialmente per noi credenti del Terzo Millennio. Bartolo Longo, giovane di belle speranze di origini pugliesi, si recò a Napoli nel 1862 per frequentare la Facoltà di giurisprudenza dell’Università “Federico II”. In questo ambiente accademico, però, purtroppo per lui venne profondamente “influenzato da filosofi immanentisti e positivisti, allontanandosi dalla fede cristiana diventando un militante anticlericale e dandosi anche a pratiche spiritistiche e superstiziose”, come ha ricordato Benedetto XVI. Dopo la sua conversione a Cristo, avvenuta il 29 maggio 1865, Bartolo iniziò un intenso cammino ascetico. Un giorno del mese di ottobre del 1872, mentre stava camminando nella Valle di Pompei, luogo in cui sarebbe sorto in seguito il celebre Santuario, trovandosi immerso nei suo angosciosi pensieri e in un clima di assoluta quiete intorno a sé, ascoltò nel cuore alcune parole che provenivano da Dio. Nel silenzio, gli parve di udire il sussurro di una Voce che gli diceva: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario”. Queste parole, da quel giorno in poi, si scolpirono per sempre nella sua anima, e lo spinsero verso la “decisione suprema” di dedicare tutta la sua vita a servire Dio, sotto l’amorosa protezione-guida di Maria Santissima: colei che, secondo la sua stessa testimonianza, “mi ha salvato, e sempre mi salverà dalle grinfie di satana”.
    Paola Liberotti
    Legio Mariae – Roma

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