BELLEZZA DEL TEMPO – Triduo per la festa di San Pio da Pietrelcina (Terzo Giorno)

Padre Pio: una prova della verità cattolica 

Anni fa si parlò del libro di Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento. Un libro che gettò fango sulla stupenda figura del Santo Cappuccino.  Si trattò di una sortita che –a nostro parere- trovò ascolto e terreno fertile all’interno di un clima di generale attacco al Cattolicesimo, in quanto vera religione che unicamente possiede miracoli apologetici (cioè miracoli a dimostrazione della veridicità della religione). La vita di Padre Pio, così ricca di elementi straordinari (non solo le stigmate, ma anche visioni, bilocazioni, guarigioni, conversioni inimmaginabili, frequentissime scrutazioni dei cuori) è stata tutta una dimostrazione della veridicità del Cattolicesimo.

Nel libro, Luzzatto pretende servirsi di una testimonianza secondo cui Padre Pio chiese ad una sua figlia spirituale di acquistare dell’acido fenico. Al lettore diventa facile concludere (anche se Luzzatto stesso ha detto di non voler arrivare a questa conclusione) che il Frate utilizzasse questa sostanza per procurarsi le stigmate.

Vediamo di precisare degli elementi importanti. Schematizziamo per rendere più semplice la comprensione.

  1. L’acido fenico non può produrre fori nelle mani. Tutt’al più può produrre bruciature ed arrossamenti. Le stigmate di Padre Pio erano invece dei propri fori.
  2. Il dottor Bignami decise di bendare le mani del Cappuccino e di apporre sulle bende dei sigilli di ceralacca in maniera tale che nessuno avesse potuto manometterle. Dopo dei giorni, quando le bende furono tolte, le stigmate erano lì, senza nessun segno di cicatrizzazione.
  3. Allora perché Padre Pio chiese l’acido fenico? La risposta è più semplice del previsto. Perché l’acido fenico veniva utilizzato per disinfettare le siringhe utilizzate per le iniezioni.

Che dire? Che Quella di Padre Pio è una grandezza straordinaria, una “prova” inequivocabile della veridicità del Cattolicesimo …e questo dà fastidio!

Padre Pio è l’immagine del sacerdote vittima e alter Christus, in un tempo che avrebbe contrassegnato la crisi del sacerdozio.

A gloria di questo grande Santo, vogliamo riportare un fatto (ce ne sarebbero tantissimi da raccontare) tratto dal libro di Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, edito da Rizzoli (libro di cui raccomandiamo la lettura agli amici del C3S).

Un fatto che pochi conoscono ma che ci fa capire bene come Padre Pio riuscisse a guadagnare anime al Signore in maniera rapidissima,  a prezzo però di numerosissime sofferenze. Lui stesso dirà al convertito: “Mi sei costato il meglio del mio sangue!”

Leggiamo dal libro di Socci:

Padre Pio convertiva tanta gente, fra cui molti –atei, massoni, comunisti, anticlericali, libertini, miscredenti- sulla cui conversione nessuno avrebbe scommesso un centesimo. E’ il caso dell’avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex 33 della massoneria. Tutto iniziò con  la malattia della moglie: tumore senza speranza. La morte era certa e prossima. Il marito, affranto, le stava vicino in ospedale e l’assisteva. Ma un giorno lei, piangendo, gli chiese di andare a San Giovanni Rotondo per implorare da Padre Pio l’intercessione di un miracolo. Aveva tanto sentito parlare delle innumerevoli grazie che aveva propiziato. La signora sapeva che il marito era massone e accanitamente anticlericale, ma quella era la sua ultima speranza. L’avvocato Del Fante d’istinto ebbe una reazione irritata, beffarda. Ma quando la moglie disperata scoppiò a piangere a dirotto, per compassione verso le sue penose condizioni, decise di accontentarla: “Va bene, ci vado.” Le disse. “E non perché ci credo, ma per giocare un terno al lotto.” Parte dunque da Bologna e in un giorno arriva. Partecipa alla Messa del mattino, fa la lunga fila delle confessioni e quando viene il suo turno, restando in piedi, senza inginocchiarsi, dice a padre Pio che voleva parlargli un minuto. “Giovanotto, non mi fate perdere tempo!” gli rispose. “Che siete venuto a fare, a giocare un terno al lotto? Se volete confessarvi inginocchiatevi, se no lasciatemi confessare questa povera gente che aspetta.” L’avvocato fu interiormente abbagliato al sentirsi ripetere alla lettera, da padre Pio, quella stessa frase che aveva detto alla moglie due giorni prima e poi il tono del frate non ammetteva repliche. Quasi senza pensarci s’inginocchiò, ma non aveva neanche pensato ai suoi peccati, non sapeva che dire. Per un attimo si sentì come una pagina bianca, ammutolito e col recondito timore che quel confessore gli ripetesse la scenata: “Invece, appena mi inginocchiai, il Padre cambiò voce e tatto: divenne dolce e paterno. Anzi, sotto forma di domande, mi svelava via via ogni peccato della mia vita passata e di peccati ne avevo tanti! Io ascoltavo col capo chino la domanda e sempre rispondevo: “Sì”. Stupito e commosso, diventavo sempre più immobile. Alla fine Padre Pio mi chiese: “Hai nessun altro peccato da dire?”. “No” risposi, convinto che, avendomeli detti tutti lui, che mostrava di conoscere perfettamente la mia vita, io non avessi altro da confessare. “Non ti vergogni?” cominciò con imprevedibile durezza: “Quella giovane, che tu poco tempo fa hai lasciato partire per l’America, ha avuto un figlio. E quella creatura è sangue tuo. E tu, sciagurato, hai abbandonato madre e figlio.” Era tutto vero. Non risposi. Scoppiai in un pianto incontenibile. Non ne potevo più. Mentre, col volto nascosto fra le mani, piangevo, curvo, sull’inginocchiatoio, il Padre dolcemente mi poggiò il braccio sulle spalle e, avvicinandosi all’orecchio, mi sussurrò, singhiozzando: “Figlio mio, mi sei costato il meglio del mio sangue!”. A queste parole sentii il mio cuore come spaccarsi in due, come da una dolcissima lama. Piangevo, curvo e, a tratti, alzando il volto bagnato di lacrime, gli ripetevo: “Padre, perdono, perdono, perdono!”. Il Padre che aveva già il braccio sulla mia spalla, mi avvicinò di più a lui e cominciò a piangere con me. Una dolcissima pace pervase il mio spirito. D’un tratto sentii l’assurdo dolore mutarsi in incredibile gaudio. “Padre –gli dissi- sono tuo! Fa’ di me quello che vuoi!” Ed egli, asciugandosi gli occhi, mi sussurrò: “Dammi una mano ad aiutare gli altri”. Poi aggiunse: “Salutami tua moglie!”. Tornai a casa, mia moglie era guarita.

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1 Comment on "BELLEZZA DEL TEMPO – Triduo per la festa di San Pio da Pietrelcina (Terzo Giorno)"

  1. Ripeto: sono Figlia Spirituale di Padre Pio confessata da Lui.
    Da lui abbiamo avuto in casa dei miracoli, ho diverse sue reliquie, ecc.
    E posso dire con certezza che questo racconto è straordinariamente commovente!!!!
    Ringraziamolo SEMPRE per gli aiuti che ha dato e che ancora ci dà!

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