Un po’ di ripasso sulla contraccezione… dedicato ai gesuiti francesi

Marco Tosatti ha dato notizia (clicca qui) che andrebbero avanti le “grandi manovre”, sulla scia dell’ Amoris Laetitia, di stravolgere l’Humanae Vitae di Paolo VI. I metodi naturali? Mica un obbligo, sarebbero solo un’opzione.

I gesuiti francesi sulla loro rivista “Project” scrivono: “Senza che questo sia stato affatto rilevato dai teologi e dagli osservatori della vita della Chiesa, il blocco sul carattere intrinsecamente malvagio dei metodi non naturali è stato discretamente tolto da papa Francesco. Là c’è una vera rivoluzione etica. Certamente Giovanni Paolo II aveva già sottolineato che ‘il metodo naturale…è naturale a livello personale. Non si può dunque pensare a un’applicazione meccanica delle leggi biologiche’. Ma non aveva cessato di operare per giustificare Humanae Vitae con una teologia personalista”.

Ora, visto che i gesuiti francesi citano Giovanni Paolo II, è bene mettere come si suol dire i puntini sulle “i”.

Come C3S siamo convinti che nel magistero di Giovanni Paolo II siano rilevabili diversi punti discutibili, tra tutti: l’incontro interreligioso di Assisi che facilitò (al di là delle intenzioni personali del Pontefice polacco) una maggiore diffusione della mentalità indifferendista e sincretista.  Vi è da dire però che sul piano della condanna alla contraccezione quel magistero ci sembra essere stato molto chiaro e puntuale.

Allora cogliamo l’occasione per offrire tre citazioni tratte dal magistero di Giovanni Paolo II in merito all’uso della contraccezione. Le citazioni riguardano: la condanna, l’atteggiamento del confessore ed eventuali stati di eccezione.

La condanna

“Nel contesto di una cultura che gravemente deforma o addirittura smarrisce il vero significato della sessualità umana, la Chiesa sente più urgente la sua missione di presentare la sessualità come valore e compito di tutta la persona creata a immagine di Dio. Quando i coniugi, mediante il ricorso alla contraccezione, scindono i due significati (unitivo e procreativo) dell’atto coniugale che Dio Creatore ha inscritti nell’essere dell’uomo e della donna, si comportano come “arbitri” del disegno divino, “manipolano” e avviliscono la sessualità umana e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione ‘totale’. Al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all’altro in totalità. Quando invece i coniugi, mediante il ricorso a periodi di infecondità, rispettano la connessione inscindibile dei significati unitivo e procreativo della sessualità umana, si comportano come ‘ministri’ del disegno di Dio (…).” (Familiaris Consortio, n.32)

 In Confessione non si può stravolgere la morale

“Eppure, non posso tacere il fatto che oggi molti (sacerdoti) non aiutano le coppie sposate ad affrontare le proprie responsabilità, anzi tendono a creare maggiori ostacoli sul loro cammino (…). Questo può anche avvenire, con conseguenze davvero gravi e distruttive, quando si metta in dubbio la dottrina insegnata dall’Enciclica (il Papa si sta riferendo all’Humanae Vitae), come è talvolta di alcuni teologi e pastori d’anime. Questo atteggiamento, difatti, può fare nascere dei dubbi su un insegnamento che la Chiesa ritiene certo; in questo modo offuscano la percezione di una verità che non può essere messa in dubbio. Questo non è certo segno di ‘comprensione pastorale’, bensì di comprensione erronea del vero bene delle persone. Non si può misurare la verità usando per metro le opinioni della maggioranza.”

(Ai partecipanti alla IV Conferenza Internazionale per la Famiglia d’Europa e dell’Africa, 14 marzo 1988)

Nessuna eccezione può legittimare la contraccezione

“Quando scriveva che l’atto contraccettivo è intrinsecamente illecito, Paolo VI intendeva insegnare che la norma morale è tale da non ammettere eccezioni. Nessuna circostanza personale o sociale potrà né ora né mai rendere di per sé un tale atto lecito. Il fatto che esistano determinate norme concernenti il modo di agire dell’uomo nel mondo, munite di una forza vincolante tale da non ammettere per nessuna ragione alcuna possibilità di eccezioni, fa parte dell’insegnamento costante della Tradizione e del Magistero della Chiesa, e il teologo cattolico non può metterlo in dubbio.”

(Al Congresso Internazionale sulla Teologia Morale a Roma per il ventesimo anniversario dell’Humane Vitae, 12 novembre 1988)

 


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