Un po’ più di prudenza nei confronti di Bannon non farebbe male

Alla fine del secolo XIX, in Francia, scoppiò un famoso caso, che è passato poi alla storia come il celebre Caso Taxil. Lo raccontiamo brevemente. Un noto massone, appunto Leo Taxil (1854-1907), annunciò di essersi convertito al cattolicesimo. Ma non si limitò a questo. Annunciò anche ch’era disposto a dare pubblica conferma del fatto che, nei gradi più profondi, la Massoneria praticasse un culto esplicito al demonio. Quelli erano anni in cui nel mondo cattolico, molto più serio e militante di quello di oggi, si dibatteva ampiamente su questa eventualità. Per cui, quando arrivò la notizia di Taxil, fu come una sorta di “manna”. Immediatamente molti cattolici dettero credito all’ex-massone. Gli organizzarono incontri pubblici, conferenze, etc… Ma dopo un po’ di tempo accadde che Taxil rivelasse che il culto pubblico a Satana nella Massoneria era stata una sua invenzione, forse per dimostrare quanto fossero creduloni i cattolici. C’è chi dice che tale ripensamento fosse stato causato da minacce di morte subite da ambienti massonici, ma poco conta.

L’operazione, intenzionale o meno, era riuscita. Sembrava proprio  studiata a puntino: rendere poco credibile e poco intelligente la polemica anti-massonica. Che poi il culto esplicito a Satana nei gradi più profondi della Massoneria potrebbe anche esserci, questo, purtroppo, divenne secondario. Anzi, il parlarne venne reso imbarazzante, perché era stato svuotato dall’ingenuità di molti cattolici di fidarsi di Taxil.

Dunque, un’operazione accuratissima per rendere poco credibile la polemica anti-massonica.

Vorremmo tanto sbagliarci, ma un certo acritico entusiasmo che in questi giorni stanno manifestando certi ambienti cattolici per Steve Bannon, quasi per istinto, ci ha richiamato alla mente il Caso Taxil.

Ovviamente il nostro sarà con ogni probabilità un timore eccessivo,  ma ..c’è un “ma” e adesso vi diremo qual è.

Il credo bannoniano è per la gran parte condivisibile. O meglio lo è soprattutto nella pars destruens, cioè quella critica e polemica. Ciò che egli dice dell’impero delle elités, ciò che egli dice degli errori della globalizzazione, ciò che egli dice in difesa dei cosiddetti populismi, ciò che egli dice anche in merito alla minaccia islamica per la civiltà occidentale, ci convince. Ci convince anche la sottolineatura del rapporto Cristianesimo-Occidente, sempre che il secondo venga inteso come effetto del primo e che per Occidente non s’intenda ciò che si è sviluppato nella modernità, bensì ciò che si è realizzato nella societas christiana medioevale, secondo il noto riferimento di papa leone XIII nell’enciclica Immortale Dei.

C’è però la pars costruens del pensiero bannoniano che ci lascia perplessi.

Il primo è quello legato alla politica internazionale, dove Bannon sembra confermare l’ambigua scelta dell’amministrazione americana (anche sotto Trump) di demonizzazione quasi esclusiva dell’Islam sciita (Iran e Siria) risparmiando accuse all’Islam sunnita salafita (vedi Arabia saudita). Lo stesso dicasi per quanto riguarda il ruolo della Russia di Putin nello scacchiere internazionale. Ma fin qui siamo ancora nell’ambito di questioni relative … anche se fino ad un certo punto.

Dove invece la questione a nostro parere diventa più complicata è sul terreno della polemica contro papa Francesco. Ora, che il Papa regnante vada adeguatamente (e rispettosamente) criticato siamo d’accordo. Ma su quali punti deve essere prima di tutto criticato? Sui punti più specificamente teologici. Intendendo per teologici tanto le questioni relative all’ecclesiologia, all’ecumenismo, e quindi alla teologia morale: matrimonio (questione dell’Amoris laetitia), ma anche salvaguardia dell’identità nazionali contro l’immigrazionismo selvaggio (questione anche questa legata alla teologia morale). In secondo ordine ci sono le questioni più spiccatamente economiche e geopolitiche, che in questo pontificato se non sempre totalmente condivisibili, certamente non sempre sono criticabili, anzi.

E’ evidente che Bannon, pur dicendosi cattolico, non può tanto insistere sulle prime questioni. Almeno su quelle attinenti l’ecumenismo, perché il suo bacino di ascolto è tutto il mondo conservatore, tanto cattolico quanto soprattutto protestante.

Da qui un’ambiguità di fondo, ovvero quella di orientare la critica a questo pontificato non sui punti opportuni, bensì su altre questioni.

Forse il Caso Taxil potrebbe essere fuori luogo. Ma staremo a vedere. Di certo un po’ più di prudenza non farebbe male.

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1 Comment on "Un po’ più di prudenza nei confronti di Bannon non farebbe male"

  1. Antonietta Gianola | 25 Settembre 2018 at 12:28 | Rispondi

    quindi che cosa non viene detto opportunisticamente? potete essere circostanziati. Grazie

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