Il Cristianesimo dà la possibilità non solo di essere felice accettando i propri difetti naturali, ma invita a ringraziare Dio per questi. Cosa sarebbe successo se si fosse ottenuto di più? Ci sarebbe stata la possibilità di gestire bene eventuali grandi talenti?
Leggiamo da G.B. Saint-Jure , Fiducia nella Divina Provvidenza. Segreto di pace e e felicità
La nostra conformità alla volontà di Dio deve estendersi ai difetti naturali, anche dell’anima.
Bisogna, per esempio, non affliggersi, né mormorare e neppure dispiacersi di non avere una buona memoria, un’intelligenza penetrante, sottile, un giudizio fermo, solido come quello degli altri.
Non ci lamenteremo dunque del poco che ci è toccato in sorte.
Abbiamo forse meritato quello che Dio ci ha donato?
Non è un puro dono della sua liberalità, di cui gli siamo grandemente debitori?
Quali servizi ha ricevuto da noi per averci fatto nascere uomini, piuttosto che creature vili? E abbiamo fatto qualche cosa per metirare la stessa esistenza?
Ma non è sufficiente non mormorare.
Dobbiamo, in più, essere contenti di ciò che ci è stato concesso e non desiderare altro.
Infatti, noi abbiamo a sufficienza, avendo Dio così giudicato.
Come l’artefice dà agli strumenti la dimensione e le altre qualità proprie dell’opera che vuole fare, così Dio distribuisce i doni e i talenti secondo i disegni che ha su di noi.
L’importante è impiegare bene ciò che ci dona.
Aggiungiamo che egli è assai contento che molti non abbiano che qualità mediocri, talenti limitati. La misura che Dio ha loro dato li salverà, mentre, trattati meglio, forse si sarebbero perduti; perché la superiorità dei talenti sovente non serve che a scatenare l’orgoglio o la vanità, che diviene così, per parecchi, occasione di rovina.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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