“La Pietà” di Gustave Moreau

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


 Noi de Il Cammino dei Tre Sentieri siamo convinti che è importante ribadire che Dio è Somma Verità, Somma Bontà e Somma Bellezza. Che la Verità Cattolica non solo è “vera” ma è anche “bella”, che non solo soddisfa pienamente l’intelligenza con la sua inappuntabile logica, ma anche il cuore con il suo costitutivo e irresistibile fascino. Ed ecco perché le nostre meditazioni devono muovere anche dalla contemplazione della Bellezza, utilizzando quella che si è soliti definire la “Via Pulchritudinis”… appunto: la “Via della Bellezza”, che è il Terzo Sentiero de “Il Cammino dei Tre Sentieri”


L’OPERA

“La Pietà”, dipinto del francese Gustave Moreau (1826-1898), conservato al “Stadelsches Kunstinstitut” di Francoforte.

Gesù è stato da poco deposto dalla Croce. Sembra però ancora vivo, tant’è che la Madre lo afferra senza fatica: con delle braccia che non sono nello sforzo di trattenere un cadavere, bensì che accolgono dolcemente chi ha bisogno di sostegno e tenerezza.

L’Immacolata lo accarezza.

Il capo della Madre è reclinato dolcemente sul volto piagato del Figlio e sembra sussurrargli qualcosa.

Se non fosse che le mani di Gesù portano già i segni della crocifissione, si potrebbe pensare che questa scena sia da collocare prima dell’esecuzione della condanna.

Ai piedi della Croce vi è un’anfora e un piatto raffinati che richiamano il mangiare.

Lo sfondo è di un’ocra di dolore e di tensione; d’altronde il giallo e i suoi derivati sono colori che tendono ad agitare. Ma il tutto viene vinto dalla pace della Pietà.

Il corpo del Signore non sembra un cadavere; è straordinariamente leggero. Lo abbiamo già detto: la Madre non fa alcuno sforzo nel tenerlo sollevato.

E’ il segno che la morte di Gesù costituisce il paradigma di una morte come semplice “passaggio”, l’attestazione che essa (la morte) non è la fine di tutto, che non può trionfare e che la sua bruttezza è solo di una “pesantezza” illusoria: il corpo di Gesù è leggero.

Conquista lo sguardo dell’osservatore la tenerezza della Madre verso il Figlio.

Le mani sembrano accarezzare quel volto e il capo dell’Immacolata è reclinato.

Non c’è un “sonoro”, eppure dall’immagine sembrano venir fuori delle parole chiare di consolazione.

Quanto è importante la tenerezza!

L’uomo, ogni uomo, può vivere solo di questo.

L’espressione di Gesù sembra rasserenarsi sperimentando la tenerezza che gli infonde la Madre.

E questa immagine vince l’agitazione che esprime la dominanza di un colore (l’ocra) che di suo non rasserena.

La tenerezza vince tutto, anche l’agitazione e il dramma del momento.

Il dipinto fa chiaramente capire che l’uomo si può alimentare di questa scena.

Può e deve, questa scena, essere la sua vita. Anzi: il suo cibo. L’anfora e il piatto sono lì a testimoniarlo.

D’altronde il Sacrificio Eucaristico è questo: la rinnovazione vera e incruenta del Sacrificio del Calvario, affinché la sequela a Cristo possa alimentarsi, sostenersi e proseguire fino alla Méta.

 Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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