Violenza e atti vandalici dei ragazzi: finiamola con la cantilena della mancanza dei valori!

Quando si viene a conoscenza di qualche episodio di violenza o di atti vandalici gratuiti perpetrati da ragazzi (questa volta ne hanno beccati alcuni che davano fuoco ad una pineta per il gusto -hanno detto- di “fare qualcosa di diverso”) si è soliti ripetere la solita cantilena: “Abbiamo perso i valori… ” Ma questa è pura retorica.

Oggi, il problema non è che si sono persi i valori, è che si è perso il riconoscimento del fondamento dei valori e la ragione per cui è giusto inserirli nella propria “carne”.

Oggi il problema non è che non si sappia cosa è il bene e cosa è il male, ma che non si sa più perché il bene è bene e il male è male.

Il cosiddetto pensiero debole, il relativismo dominante di fatto cosa dicono se non che il criterio determinante del vivere e dell’agire sia il soddisfacimento del proprio desiderio? E che ogni desiderio, in quanto desiderio, debba giocoforza trasformarsi in diritto? Fosse anche il desiderio di “fare qualcosa di diverso”…

Tutti i rimedi che si volessero utilizzare, che prescindano dalla ricerca del fondamento, sono ridicoli. Un po’ come difendersi da una valanga di neve con un ombrello.

C’è chi dice che per i ragazzi il problema sia “emotivo”, andrebbe risolto con tecniche di ricerca del “sé”, con il controllo delle emozioni. No, il problema è del fondamento dell’esistere, di un contenuto che possa rendere giusta la fatica, giusti il sacrificio, l’impegno, l’autocontrollo, la dedizione. Insomma, il problema non è trovare in sé, bensì fuori di sé. Questo perché non ci si può dare ciò che non si ha; e il giovane vuole molto, vuole giustamente tanto.

Due sono le grandi menzogne che possono essere dette ai ragazzi: che la propria soluzione sia solo e comunque nel proprio esistere e che tutto sommato questo esistere si riduca solo nell’ hic et nunc (nel qui e ora), tarpando loro le ali per poter volare alto e mortificando i desideri che li spingono del tutto naturalmente alla percezione dell’Eterno e dell’Infinito.

Dire al giovane che nell’avventura del vivere è solo con se stesso o che la sua natura è esclusivamente la sua pancia o le sue pubende, è ridurlo a macchina distruttiva e autodistruttiva, dove tutte le sue esuberanti energie si ritorcono in un giudizio negativo sulla vita.

La violenza gratuita e gli atti vandalici senza senso sono sempre segno e messaggio di un giudizio negativo sull’esistere, una forma di inconscia condanna dissolutoria.

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