22 giugno: san Paolino da Nola. Colui che inventò le campane.

di Corrado Gnerre

A san Paolino da Nola (che in realtà non era nolano, ma francese) si deve l’invenzione delle campane. In realtà c’è chi storce il naso a questa notizia. Può darsi infatti che non sia così; resta però il fatto che le campane hanno questo nome perché nacquero in Campania.

La vita di san Paolino fu molto varia, nel senso più preciso del termine. Nacque in Francia nel 355. Si sposò giovane e ricevette il Battesimo quando ormai aveva venticinque anni. I due coniugi persero un figlio che era ancora molto piccolo e questo li spinse ad allontanarsi dalla vita mondana per darsi sempre più alla preghiera. Viaggiarono molto fin quando non si stabilirono nella città di Nola.

Torniamo alle campane. Diciamo subito che ormai i nostri sono tempi senza più campane. Non nel senso che ormai non se ne ascolti più il suono. Anzi, ogni qual volta si legge di qualcuno che in qualche borgo protesti per il suono delle campane, si ha sempre una generale reazione per difenderne la presenza.

Ovviamente non è questo che conta. Dire che oggi sono tempi senza campane vuol dire che sono tempi in cui le campane non definiscono più quelli che sono le due ben precise missioni che a loro competono. La prima è l’annuncio. la seconda è il governo del tempo.

Per annuncio deve intendersi l’annuncio di Dio. Un annuncio che però faccia riferimento alla sua presenza, cioè al fatto che Dio è dentro la vita: dentro la vita non solo individuale ma anche sociale. E che, proprio per questo, quando Egli chiama, bisogna rispondere. Bisogna ringraziarlo. L’annuncio espresso dal suono delle campane è la dichiarazione che deve essere sempre presente la centralità di Dio.

Ma il suono della campana indica un altro dovere, quello di governare il tempo, cioè dargli un senso. Non a caso una volta il suono delle campane ritmava le giornate. Ci si destava, si lavorava, si riposava allo scoccar dei rintocchi. Il tempo, pertanto, non era uno scorrere insensato di attimi, ma il procedere verso l’unica méta che può dargli senso: l’eternità.

Tutto questo adesso non c’è più. Ed ecco perché viene spontaneo chiedersi parafrasando il titolo di un celebre romanzo: non per chi… ma perché suona oggi la campana?

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