LA SOSTA – Ma perché non si conoscono i nomi degli insolventi delle banche salvate? Forse perché non si tratta della casalinga di Voghera.

Il Presidente ABI, Antonio Patuelli, durante l'assemblea annuale ABI al Palazzo dei Congressi all'Eur, Roma, 10 luglio 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Antonio Patuelli, presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha detto che bisogna rendere pubblici i nomi di, almeno, i primi 100 debitori insolventi delle banche salvate.

Indubbiamente c’è una logica di ripartizione delle colpe: perché si devono conoscere solo i nomi degli amministratori incapaci e disonesti e non anche quelli che non hanno pagato i debiti?

Ovviamente, in entrambi i casi si tratta di colpevolezza.

Ma -vi chiederete- come mai il nome degli insolventi non si conoscono e invece li sa solo il Comitato di Vigilanza Europea?

La motivazione formale è legata alla cosiddetta privacy. Ma è solo quella?

Sembrerebbe di no, perché qui non si parla della signor Peppino o della signora Maria che non sono riusciti a pagare il mutuo, ma di grosse imprese e di grossi personaggi (si legga questo articolo).

Intanto le banche vengono salvate con i soldi dei contribuenti.

Il salvataggio di MPS costa la “modica” cifra di 5 miliardi euro, da finanziare con titoli di stato… appunto: con i soldi dei contribuenti.

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