Apologetica con le fiabe: “I due nemici”

Un antico e lontano borgo era diviso in due rioni: il rione della Torre e quello del Pozzo. Gli abitanti di questi due rioni da secoli erano in lotta tra loro. Quelli della Torre e quelli del Pozzo smettevano di guerreggiare solo nei periodi di festa e di penitenza.

Un giorno accadde l’ennesima scaramuccia e due giovani si affrontarono terribilmente. Accadde che il giovane della Torre, di nome Remo, assalì slealmente il giovane del Pozzo, di nome Remigio, e gli diede tante di quelle bastonate che Remigio stava quasi per perdere i sensi, quando accorse una bellissima fanciulla a soccorrerlo. Ella era tanto bella che Remo rimase incantato ad ammirarla e smise di picchiare l’esangue Remigio.

Da quel giorno Remo non poté più impegnare la sua mente se non nel pensare al viso stupendo di quella fanciulla. I giorni trascorrevano ed egli stava sempre peggio, perché il ricordo gli tarlava la mente. Travestendosi da straniero, decise allora di recarsi nel rione del Pozzo per chiedere chi mai fosse la fanciulla che aveva visto. Entrò in un’angusta osteria, offrì del denaro all’oste e questi gli disse che la fanciulla viveva poco lontano con il padre anziano e il fratello. Gran bella e coraggiosa fanciulla è quella lì! -continuò l’oste- pensate, straniero, che giorni fa ha avuto addirittura il coraggio si scendere in piazza e salvare il fratello dalle percosse di un manigoldo della Torre.

Fu così che Remo venne a conoscenza che quella fanciulla era la sorella del giovane che lui stesso aveva aggredito. Non gli restava che rinunciare a quel suo amore: il Pozzo non cedeva le sue donne alla Torre.

Ma l’amore e il ricordo non abbandonarono Remo. Un giorno, quando forse il buon senso lo aveva ormai abbandonato, travestito come sempre da anziano straniero, bussò alla porta della casa della fanciulla. Fu accolto dal vecchio genitore e a lui disse che lo mandava un signore della campagna circostante per chiedergli la mano della figlia. Mio figlio Remigio adesso non c’è… -balbettò il padre- è a pregare in cappella. Vorrei chiedergli un suo parere. Remo disse pensando a se stesso: Anche il mio signore a quest’ora solitamente va in cappella a pregare. Si attese dunque il ritorno di Remigio. Tornato, disse che, una volta conosciuto questo signore di campagna, avrebbe senz’altro dato il suo consenso. Per un solo tipo di persone non darei il mio consenso, –precisò- per i manigoldi della Torre! Remo allora capì di aver fallito tutto e, rammaricato, andò via, senza nemmeno poter rivedere la fanciulla.

Intanto, nel borgo continuavano le scaramucce e Remigio era ormai divenuto il capo dei suoi e lo stesso Remo, pur sapendo che la donna che amava era del Pozzo, non poté fare a meno di guidare i suoi contro quelli del rione nemico. Un caso strano però accadeva sempre: Remo e Remigio immancabilmente si fissavano negli occhi prima che i loro iniziassero a darsela di santa ragione. Nel borgo c’era anche chi diceva che i due si conoscessero già da tempo.

Un giorno capitò che ad un magazzino del padre di Remo fu appiccato un incendio su ordine di Remigio, che così volle vendicarsi del gesto di slealtà subito da Remo. Il danno fu incommensurabile. Remo dovette dimenticare il viso di quella fanciulla, e giurò vendetta. Così le scaramucce, i dispetti, le faide, aumentavano a dismisura e il buon vescovo si disperava di tanto furore. Questi decise perfino di convocare contemporaneamente Remo e Remigio per parlare loro e cercare di farli desistere. Prima d’incontrarli, ebbe modo di vederli entrambi in Cattedrale pregare davanti al Tabernacolo con tanto fervore e devozione che gli venne naturale chiedersi perché e come mai fossero così nemici. Li accolse a braccia aperte; parlò loro con dolcezza, ma non vi fu nulla da fare: Remo e Remigio si odiarono ancor di più e le scaramucce aumentarono. Tutti ormai nel borgo erano a conoscenza di quanto nemici fossero i due giovani.

Il buon vescovo era sempre più addolorato, fin quando non pensò che sarebbe stato bene indire una processione straordinaria per le vie del borgo, per tentare l’impossibile. Vegliò in preghiera tutta la notte precedente per chiedere la grazia della pace. L’indomani, dopo che si ebbe preparata la statua di Gesù flagellato, furono scelti –per portarla- uomini della Torre e uomini del Pozzo in egual numero. Furono scelti anche Remo e Remigio, anzi si trovarono l’uno dinanzi all’altro. Fu una fatica massacrante portare sulla spalle quella statua, che mai come allora sembrava essersi fatta ancora più pesante. Il sudore perlava le fronti dei portatori e i loro visi si solcavano di smorfie di dolore. Ma, proprio mentre si saliva per la strada principale del borgo e la fatica era divenuta ancor più straziante, la corona di spine cadde dal capo della statua colpendo le spalle di Remo e Remigio, andandosi dolorosamente a conficcare fra le carni dei due giovani. Nessuno si accorse di nulla. Il sangue iniziò a sgorgare ma né Remo né Remigio emettevano un lamento per non apparire deboli. La corona di spine continuava a martoriare le loro carni.

Quando la processione terminò, fu la sorella di Remigio ad accorgersi di quello che era successo. Tentò con delicatezza di togliere la corona di spine dalle spalle dei due, ma non vi fu nulla da fare: la corona si era come saldata nelle carni. Mentre gli astanti iniziavano a borbottare, provarono dei medici, ma anche per loro non vi fu nulla da fare. Finalmente giunse il Vescovo. Questi, che aveva gli occhi arrossati forse per la commozione, toccò dolcemente la corona sollevandola come d’incanto. Immediatamente il sangue smise di fuoriuscire dalle spalle dei due giovani e le ferite si cicatrizzarono all’improvviso. Il popolo gridò al miracolo.

Allora Remo e Remigio, che avevano già compreso come Gesù li avesse scelti entrambi, si guardarono e si abbracciarono. Capirono in quei pochi attimi che era inutile essere nemici per stupidi motivi quando si è compreso il vero senso del vivere e si è fedeli all’unico Re dell’Universo. Parlarono di questo al popolo. Ormai –dissero commossi- in questo borgo non vi è più una Torre e non vi è più un Pozzo, ma un popolo in pace obbediente alle Leggi di Dio.

Così Remo poté sposare quella stupenda fanciulla, Remigio vivere in pace con suo cognato…e il borgo tornare unito. Ma saggiamente le spade non furono abbandonate. Sotto consiglio di Remo e Remigio, si decise di conservarle e di continuare ad affilarle, per utilizzarle non contro se stessi, bensì in difesa della Verità, quando una generazione perversa, che avesse propagandato la menzogna, la violenza, l’egoismo, ne avrebbe imposto la necessità…e adesso c’è già chi ha visto Remo e Remigio essere costretti ad abbandonare le proprie famiglie ed eroicamente brandire insieme la spada.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

CONDIVIDI

Be the first to comment on "Apologetica con le fiabe: “I due nemici”"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*