di Corrado Gnerre
Leggiamo questa poesia sul Natale che Chesterton scrisse nel 1915:
Son appannati i vetri, s’ode un inno
mai prima né poi ripetuto,
forti le notti per più lungo buio,
un buio che di pioggia è vivo
Solo col ghiaccio e le neve capiamo
dove siano i grandi fuochi che è fiera gioia il centro della terra.
e che il suo cuore è una stella.
Giungiam nella notte all’antico ostello
Dove è chiuso il bimbo nel gelo,
seguiam le orme di tutte le anime
nell’ostello alla fin del mondo.
Su foglie rosse sian morti gli dei,
ché il sole lanciò la sua fiamma,
su foglie d’oro stan freddi gli dei,
e solo avanza un Bambino.
Cosa ci vuole dire Chesterton?
Che i grandi fuochi si possono assaporare solo con il “ghiaccio” e con la “neve”, è allora che diventano calore di salvezza. E’ il “gelo” della Croce che apre all’incontro della Consolazione.
Poi Chesterton aggiunge che il “cuore della terra” è una Stella. Perché ? E quale Stella? E’ la Stella che ha indicato il sentiero per arrivare a quel Bambino che ha cambiato le sorti della storia, del mondo e della propria vita. E’ la Stella che finalmente ha dato senso a tutto.
Insomma, il vecchio mondo è finito, anzi è rinato.
Grazie a quel Bambino delle nevi, il gelo è diventato paradossalmente calore.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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