AVVENTO – “Mi rapiva il cuore…” San Giovanni Eudes immagina ciò che ha vissuto Maria

di Corrado Gnerre


Vivere il Natale significa immergersi nel Mistero di Dio fattosi uomo.

Il miglior modo per prepararsi ad un simile evento è mettersi prima di tutto alla scuola di Maria. Meditare sull’amore che Ella portava verso il suo Divin Figlio è il miglior modo per inebriarsi del Mistero dell’Incarnazione che con il Natale si rende manifesto.

Per questo giorno di Avvento offriamo una meditazione scritta da san Giovanni Eudes (1601-1680). Il Santo fa parlare Maria…

Considera ciò che accadeva nel mio corpo, nel mio cuore e nella mia anima, quando allattavo il Figlio unico dell’Eterno Padre: ciò che gli davo e ciò che ricevevo da Lui e le altre circostanze, e troverai ovunque un abbondante argomento d’amore. Guardate quale umiltà, quale amore e quale bontà dell’Altissimo e che privilegio per me si svela qui! Il mio mangiare non era tanto per me quanto per mio Figlio. Oh! Che gioia era per me quando mangiavo, considerando che questa carne, per la virtù del mio calore naturale, doveva convertirsi nel latte ed essere il nutrimento del Figlio di Dio, che era anche mio Figlio! Ti assicuro che il mio Cuore diventava una Fornace d’amore, desiderando di poter essere esso stesso il nutrimento del Figlio mio. Quando vedevo l’ora esatta, prendevo tra le mie braccia Colui che tutto contiene, e lo stringevo al petto, offrendogli il latte, cosa che mi procurava una gioia e un amore indicibili. Ma che cosa pensi che provassi, quando il Figlio di Dio, aprendo questa bocca che riempie tutto di benedizioni, succhiava il mio latte? Lo pensi chi può, poiché io non riesco ad esprimerlo. Mi rapiva il Cuore con il latte, mi succhiava l’amore con il nutrimento e me lo traeva a sé sì fermamente che la mia anima avrebbe abbandonato il mio corpo per unirsi con Lui perfettamente, se la sua onnipotenza non vi avesse posto impedimento. Aggiungete a ciò la grazia e la virtù che aveva nei suoi occhietti divini e l’amore che mi comunicava quando mi guardava con un volto sì pieno di dolcezza e che da parte mia lo guardavo anch’io con tutto il rispetto e l’affetto possibili, cosa che alimentava nel mio Cuore un incendio d’amore inspiegabile. Mentre il mio caro Bambino aveva gli occhi fissi su di me e succhiava il mio latte con la sua bocca divina, io mi trovavo in consolazioni incredibili: lo possedevo e lo amavo più di quanto non saprei dire. Attraverso di esso mi comunicava l’ardore del suo Cuore, accostando la sua santissima bocca al mio seno verginale, da dove questi due Cuori si comunicavano il fuoco dell’amore, si liquefacevano, si univano e si trasformavano contemporaneamente…


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