BORRACCIA – 1 giugno

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.


L’ACQUA

Fratelli, non sapete che quelli che fanno le corse nello stadio, corrono sì tutti, ma uno solo riporta il premio?
(San Paolo 1 Corinti, 9)

I SORSI

1

Cari pellegrini, nel medioevo, quando si facevano le gare, si premiava solo il primo. Se si arrivava secondi, terzi …o ultimi, era la stessa cosa. Un esempio famoso lo troviamo nel Palio di Siena. La contrada che arriva prima, ovviamente vince; chi invece arriva seconda è come se fosse arrivata ultima.

2

Sarà poi il mondo moderno a “inventare” una possibile graduatoria: il primo, il secondo, il terzo, il quarto… e poi finalmente l’ultimo. Tant’è che nelle Olimpiadi moderne si premia il primo con l’oro, il secondo con l’argento, il terzo con il bronzo.

3

Eppure la sapienza era proprio allora, nel medioevo. Ce lo dicono le parole di san Paolo che abbiamo scelto come acqua: “(…) non sapete che quelli che fanno le corse nello stadio, corrono sì tutti, ma uno solo riporta il premio?”.

4

Lo sport è metafora della vita e la vita altro non è che un gareggiare per conquistare il premio del Paradiso. Se non si fa questo, la vita perde il suo vero significato. O si arriva primi (cioè si conquista il Paradiso), oppure si finisce con l’arrivare inevitabilmente ultimi.

5

Il mondo moderno, ovviamente, non poteva che porsi in una diversa prospettiva. Pretendendo affermare che l’uomo potesse essere autosufficiente e capace di dare un senso al suo mistero (che non può darsi), ha offerto come modello l’obiettivo della mediocrità, della semplice “partecipazione”: non più della vittoria, dell’eroismo, dello spendersi totalmente.

6

Infatti, vivere con se stesso vuol dire non doversi uniformare a qualcun altro o qualcos’altro, ma a sé. Non c’è pertanto un modello a cui tendere. Non c’è uno sforzo. Non c’è nulla.

7

Diciamocelo francamente: non c’è frase più stupida e antiumana (nel senso di non conforme pienamente alle aspettative dell’uomo) di quella di de Coubertain: “L’importante non è vincere, ma partecipare.” No: l’importante è vincere! A cosa serve la vita se non si ottiene il premio del Paradiso?

8

Cari pellegrini, vi immaginate le anime dannate dell’Inferno che dicano: “Abbiamo perlomeno partecipato…” loro che desidererebbero sprofondare nel nulla piuttosto che soffrire per l’eternità.

Al Signore Gesù

Signore, oggi ti chiedo questa grazia: fa che mi allontani da qualsiasi tentazione di mediocrità e di ignavia.

Voglio amarti completamente, integralmente, nella maniera più grande e più totale possibile.

Un amore che sia a metà, un amore che sia centellinato, un amore che sia dosato, non avrebbe senso.

Tu, Signore, sei il Tutto della mia vita e con tutto me stesso voglio sceglierti e seguirti.

Alla Regina dello Splendore

Madre, la vita è una gara faticosa.

La vita è una gara che perla la fronte del sudore di uno sforzo smisurato e continuo.

Spesso si avverte quasi il cuore scoppiare e il respiro mancare…

… ma se Tu sei al fianco, si scopre quanto questo sforzo diventi affascinante e bello.

Con Te a fianco, regge il respiro e regge il cuore.

Con Te a fianco, le gambe volano…

… e la Méta (con la “M” maiuscola) sarà raggiunta.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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1 Comment on "BORRACCIA – 1 giugno"

  1. È così necessario parlare e continuare a parlare a noi stessi e agli altri di Paradiso e di Giudizio, di vita di grazia e di vita soprannaturale. Sono categorie ormai assenti all’interno della coscienza ecclesiale che smarrisce cosi il senso della propria natura e identità:se non c’è premio o castigo eterno non vi è nemmeno bisogno di salvezza, quindi la funzione della Chiesa risulta inutile, come insignificante diviene la Morte è Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Tutte queste considerazioni, sebbene sia necessario farle e comunicarle, portano con sé una tristezza e un dolore immane e profondo anche se non sempre se ne ha la stessa consapevolezza.

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