BORRACCIA – 21 giugno

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi ogni tanto. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione, che si sorseggia ogni tanto. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Alte sono le onde e si abbatte la tempesta, ma non temiamo di essere sommersi: stiamo in piedi sulla roccia

(San Giovanni Crisostomo)

I SORSI

1

Cari pellegrini, l’esempio con cui facciamo iniziare questa borraccia certamente non l’avrete vissuto di persona (almeno lo speriamo). Si tratta dell’esperienza del naufragio. Rimanere in mezzo al mare, in balia delle onde, su qualche scialuppa o gommone. Famosa fu l’esperienza che nel 1978 toccò al noto navigatore Ambrogio Fogar (1941-2005) insieme al compagno di viaggio, il giornalista Mauro Mancini. Rimasero in mezzo all’oceano per 74 giorni prima di essere recuperati. I due persero ben 40 chili, nutrendosi solo di acqua piovana e di telline che si attaccavano sul fondo del gommone. Si salvò solo Fogar, Mancini non ce la fece. Ne venne fuori anche un libro di successo: La zattera. Ebbene, a detta di quei pochi che hanno vissuto una simile esperienza, in quei momenti si prova un senso di profonda instabilità. E quando finalmente si giunge sulla terraferma, la sensazione è indescrivibile. Sembra impossibile che si possa sperimentare la stabilità, la fermezza, la durezza su cui imprimere i propri passi o su cui stendere il proprio corpo.

2

San Giovanni Crisostomo (349-407), in una sua omelia, catalogata con il titolo Al momento di partire in esilio, dice che, malgrado la tempesta e le onde altissime, nulla si deve temere quando si sta sulla roccia.

3

San Giovanni Crisostomo fece l’esperienza dell’esilio. Fu confinato dall’Imperatore bizantino a Cucusa. E proprio prima di partire per l’esilio egli dice queste parole. Parole che fanno capire come, se tutto viene meno, se ti costringono a cambiare dimora, a vivere cioè in una situazione di instabilità, puoi ugualmente conservare la fermezza e la stabilità. Come? Rimanendo in piedi sulla roccia. Cioè posando i tuoi piedi su ciò che non si può muovere: la roccia per l’appunto.

4

Ma qual è la roccia del nostro esistere? E’ il Signore.

5

Se confidiamo in noi stessi, ci condanniamo all’instabilità e anche a soccombere dinanzi a tutte le tempeste della vita. Ma se invece confidiamo in Dio, che mai muta e che rimane sempre lo stesso, allora anche se tutto può cambiare, anche se tutto può sollecitarci, non cadiamo, perché poggiamo sulla Roccia.

6

Il giurista americano Oliver Wendell Holmes Jr, nel suo The Class of ’61, scrive: “La vita è come dipingere un quadro, non come tirare una somma”. Il che è profondamente vero. Infatti, il destino del nostro vivere non sarà solamente la somma delle nostre azioni, scelte e sentimenti, bensì anche di come abbiamo vissuto i singoli attimi. Tant’è che la dottrina cattolica dice che la nostra anima non sarà giudicata con una sorta di “giustizia complessiva”, bensì con una “giustizia puntuale”: cioè così come verrà trovata in punto di morte. E se abbiamo fatto anche tante cose belle, ma cadessimo rovinosamente in un momento, quelle tante cose buone non ci varrebbero a nulla. Ecco perché sono vere le parole di Wendell Holmes: la nostra vita è riducibile all’immagine di un quadro e non ad una somma.

7

Se dunque, dopo tanta bonaccia che fa stare spensierati e tranquilli, improvvisamente scoppia la tempesta, bisogna non distrarsi, ma farsi trovare pronti e avere subito la roccia a cui aggrapparsi e su cui “alzarsi in piedi”.

8

Il famoso quadro di Friedrich (1774-1840) Un viandante in un mare di nebbia (del 1818) che introduce visivamente questa borraccia è un’icona dell’esistere umano. Il personaggio raffigurato non è dinanzi ad un mare vero e proprio, ma sembra esserlo. Si tratta di un mare di nebbia. Ciò che però colpisce è la sicurezza del suo sguardo che pure non si vede, l’uomo è infatti rappresentato di spalle. Ma è uno sguardo che si può facilmente immaginare dalla postura del corpo. Uno sguardo sicuro, tranquillo, pur dinanzi a quello spettacolo che farebbe tremare… se non ci fosse la roccia sicura su cui guardare tutto dall’alto.

9

Cari pellegrini, affinché anche noi possiamo sempre e comunque rimanere con uno sguardo e un animo sicuri dinanzi alle tempeste della vita, poggiamo sulla vera ed unica roccia: la Roccia del Signore.

Al Signore Gesù

Signore, se ti dicessi di non aver paura, mentirei.

Se ti dicessi di non essere tentato nello scoraggiamento, mentirei.

Ma so che, poggiando la mia intera vita su di Te, nulla avrò da temere.

Tu sei la roccia più solida che possa esistere. Tu sei la Roccia.

Alla Regina dello Splendore

Madre, non c’è creatura che più di Te abbia avuto una Fede così robusta.

Tu mai hai dubitato.

Mai la tua fede ha vacillato.

Hai sempre confidato su Colui che hai generato.

Quando stringevi Gesù Bambino, stringevi Colui a cui tutto l’universo si stringe.

Quando Gesù si aggrappava a Te, pensavi come alle tue braccia si stava aggrappando Colui a cui tutto l’universo è aggrappato.

Madre, voglio stringermi a te, per stringermi a Gesù.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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