Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo.
Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia” è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica.
“Non mi stanco mai di un cielo azzurro”
(Vincent Van Gogh)
L’azzurro del cielo è la luce; e la luce è il simbolo di ciò che l’uomo più desidera: la Sapienza e l’Amore.
La luce fa vedere e conoscere (la Sapienza).
La luce produce sempre calore (l’Amore).
Ecco perché, da sempre, la luce è il simbolo di Dio, che è infinita Sapienza e infinito Amore.
Chiediamoci: perché sono la Sapienza e l’Amore ciò che l’uomo maggiormente desidera?
Vada per l’Amore, ma perché la Sapienza e non -per esempio- l’infinità o l’onnipotenza?
Perché quest’ultime sono nell’ambito della contraddizione: l’uomo non può divenire ciò che non è, non può divenire “Dio-di-se-stesso”.
La Sapienza, invece, è la ricerca del Significato: è il desiderato appagamento del proprio esistere.
Fu per questo che Ulisse rifiutò la proposta della ninfa Calipso: preferì rimanere mortale e così tornare alla sua Itaca, cioè alla sua casa, nel rispetto della sua natura e della sua origine.
Ecco il senso di ciò che dice Van Gogh.
Egli non è un modello: non seppe dare senso al suo tormento, ma con queste parole dice qualcosa che è straordinariamente vero: solo il cielo azzurro non stanca l’uomo.
Solo la luce del Vero appaga, sapientemente, tutto.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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