BORRACCIA – 9 giugno

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.


L’ACQUA

Felici gli uomini di condotta integra, che vivono la legge del Signore

(Salmo 118)

I SORSI

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Cari pellegrini, chi se ne intende di ciclismo sa che negli ultimi decenni sono stati fatti molteplici progressi nel campo della progettazione delle biciclette. Telai sempre più leggeri, ruote più resistenti ma meno soggette all’attrito, ecc… Eppure, malgrado queste innovazioni, se non ci sono le gambe non si va da nessuna parte. Se i muscoli non si tendono, se non si gonfiano i polmoni, se non si stringono i denti, è meglio rimanere a vedere le gare in TV piuttosto che pedalare.

2

L’acqua di questa borraccia dice che gli uomini che conservano la condotta integra e che vivono la legge del Signore sono felici.

3

Cosa è davvero la felicità? La felicità -quella vera- non è alternativa alla sofferenza. Questa sarebbe solo un’illusione. Nella vita post-peccatum (dopo il peccato originale) non è possibile sfuggire alla prova, al calvario, alla croce. Piuttosto la vera felicità è alternativa alla disperazione, ovvero a quell’amara constatazione di dover soffrire senza un perché, senza un motivo, senza un significato.

4

Dunque, il Salmista dice che coloro che conservano un’integra condotta e che rispettano la legge del Signore sono felici, intendendo per felicità ciò che abbiamo appena detto.

5

Riflettiamo allora su questo e chiediamoci il perché si è felici in questo modo. Anzi, perché solo in questo modo si può essere adeguatamente felici. La risposta è molto semplice e tocca due motivi che non sono alternativi, bensì si completano.

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Il primo riguarda il fatto che solo in questo modo si aderisce davvero al Signore. Gesù lo ha detto chiaramente: “Non chi dice ‘Signore, Signore…’ entrerà nel Regno dei Cieli, bensì colui che fa la volontà del Padre mio…” (Matteo 7). Il nostro amare il Signore è tutto nella conformazione alla sua volontà: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” dice San Paolo ai Galati (cap.2).  E’ bene che ce ne facciamo una ragione: un altro modo di aderire al Signore, che non sia questo o che prescinda da questo, non c’è.

7

Il secondo motivo riguarda la bellezza di un riconoscimento importante: la propria libertà. Dio ci offre se stesso, ci offre la possibilità di vivere in comunione con Lui (la Grazia), dobbiamo però -noi- corrispondere a questa affascinante, decisiva e risolutiva proposta.

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Eppure, oggi, in questo clima di cattolicesimo “protestantizzato” si toglie sempre più spazio alla libera corrispondenza umana. Come Lutero, si pensa che nulla possiamo fare e che la nostra libertà, come concorso alla salvezza, sarebbe solo nel riconoscere inesistente questa libertà.Ma questa è un’eresia. E’ un’eresia che rende infelici.

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Invece, una delle tante bellezze della Verità Cattolica è mettere l’uomo dinanzi alla sua grandezza e farlo essere pienamente cosciente di questo.

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Perché grandezza? Perché solo all’uomo vile, non a quello coraggioso, dà fastidio la libertà di corrispondere. Dostoevskij scrive nell’Affittacamere: “Per il cuore debole la libertà non ha senso”. 

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Il ciclista che vuol fare l’impresa ha bisogno tanto della bicicletta competitiva quanto della forza delle sue gambe, non sarebbe sufficiente né solo la bicicletta né solo le gambe; così l’anima, per salvarsi, ha bisogno tanto della Grazia quanto di corrispondere alla Grazia.

Al Signore Gesù

Signore, io voglio essere felice secondo ciò che è la vera felicità.

La vera felicità è fare la tua volontà ed essere ciò che Tu vuoi che io sia.

Alla Regina dello Splendore

Madre, tienimi accanto.

Guidami e così farò sempre la volontà del tuo Divin Figlio.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri 


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