Caro professor Buttiglione, conosce la distinzione tra legge della gradualità e gradualità della legge?

Giorni fa Rocco Buttiglione ha rilasciato un’intervista su vaticaninsider.it attaccando i firmatari della cosiddetta Correctio filialis, denunciandone il metodo nonché i contenuti della Correctio stessa. Buttiglione ha poi pubblicato un testo (Risposte amichevoli ai critici dell’Amoris Laetitia, edito da Ares) dove vorrebbe dimostrare che l’intero documento post-sinodale sarebbe perfettamente in linea con l’insegnamento di sempre della Chiesa.

Non abbiamo ora la possibilità di fare un intervento dettagliato sull’argomento. Ci limitiamo ad estrapolare un passaggio della suddetta intervista, laddove il filosofo afferma:

“(Quando) la coscienza riconosce di non essere in regola con la legge, (può sapere) anche di avere iniziato un cammino di conversione. Uno va ancora a letto con una donna che non è sua moglie ma ha smesso di drogarsi e di frequentare prostitute, si è trovato un lavoro e si prende cura dei suoi figli. Ha il diritto di pensare che Dio sia contento di lui, almeno in parte (san Tommaso direbbe: secundum quid).  Dio non è contento dei peccati che continua a fare. È contento delle virtù che inizia a praticare e naturalmente si aspetta che faccia domani degli altri passi in avanti.”

Ebbene, questo esempio viene utilizzato male. O meglio non viene utilizzato per quello che esso può significare. Nella teologia morale esiste una chiara distinzione tra peccato mortale e veniale le cui differenze sono note. Ovviamente non tutti i peccati mortali sono uguali. Non lo sono in base alla sostanza, non lo sono in base alle circostanze e non lo sono in base al numero. Tant’é che il penitente in sede di confessione è tenuto a denunciare i peccati tanto nella specie quanto nel numero.

Ora, quand’è che è possibile stabilire una gerarchia tra i peccati mortali? Quando essi vengono assolti. Infatti un conto sono le pene da scontare per un solo peccato mortale, altre per tanti peccati mortali. Un conto sono le pene da scontare per un peccato mortale di un furto, altro per un peccato mortale di un omicidio. Ma fin quando i peccati mortali non vengono assolti, basta già un solo peccato mortale perché si vada all’inferno.

Il peccato originale è consistito in un solo peccato. Non si parla di “peccati originali“, ma di “peccato originale”. E per giunta si trattò di un solo pomo! Il Signore comandò ad Adamo ed Eva che dovevano astenersi completamente dal mangiare dell’albero al centro del Giardino, non disse vi giudicherò in base al numero dei morsi.

Fa specie che Buttiglione, che scrisse un libro su Giovanni Paolo II, possa così allontanarsi dall’insegnamento del Papa polacco, che nella Familiaris Consortio offre un’utile distinzione tra legge della gradualità e gradualità della legge. Così è scritto al numero 34 di questa enciclica: “I coniugi non possono considerare la legge solo come un mero ideale da raggiungere in futuro, ma debbono valutarla come un comando di Cristo Signore a impegnarsi a superare le difficoltà. Perciò la cosiddetta ‘legge della gradualità’, o cammino graduale, non può identificarsi con la ‘gradualità della Legge’, come se nella Legge divina ci fossero vari gradi e varie forme di precetto per uomini e situazioni diverse.”

Dunque la legge della gradualità è un bel segno, è un segno di speranza, ma non basta a trasformare un atto oggettivamente cattivo in soggettivamente buono; perché tale legge della gradualità non può trasformarsi in gradualità della legge.

Se un ammalato aveva 40 di febbre, è senz’altro un  bel segno che fa sperare nella guarigione il fatto che il termometro adesso segni 38. Ma nessun medico si sentirebbe di affermare che l’ammalato non è più ammalato e che può nuovamente uscire di casa e tornare al lavoro. Occorre che sia completamente sfebbrato!

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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