Quel pomeriggio dell’11 luglio del 1951 si stava trebbiando in un’aia di Runco di Portomaggiore, un paese della bassa ferrarese che si vantava di essere la Stalingrado d’Italia. L’afa opprimente, il caldo e il vino avevano scaldato gli animi. Un operaio stava cercando uno straccio per pulire le pulegge, quando rovistando tra le robe vecchie, trovò un arazzo su cui era impressa l’immagine di una Madonna con il Bambino fra rami di ulivo. Fu l’inizio di una tristissima, sacrilega parodia. L’operaio, preso l’arazzo, lo legò a un braccio della trebbiatrice che continuava a sgranare spighe. Sassi, ingiurie, sputi finirono sull’immagine della Madonna. Infine uno dei più facinorosi si fece avanti, strappò dal palo l’immagine, salì sulla trebbiatrice e con un gesto di trionfo la cacciò nella voragine della macchina, tra i denti d’acciaio che l’avrebbero maciullata. “Ecco -urlò con la bava alla bocca- la Madonna ha fatto il miracolo! E’ sparita! Non c’è più!“. Finì in tal modo la parodia e nessuno più si curò dell’immagine della Madonna della Pace. Ma Maria ricomparve sette messi mesi dopo, la sera della Festa della Purificazione, il 2 febbraio 1952. Un bovaro stava disfacendo una balla di paglia pressata per fare la lettiera alle mucche. Con stupore vide fra la paglia un pezzo di stoffa. Lo estrasse e lo guardò: era l’immagine della Madonna della pace che tornava silenziosamente, umilmente alla luce. Era un po’ sgualcita, con qualche graffio, ma l’immagine era chiara e ben definita. Trepidante la portò al parroco. La notizia si sparse. L’immagine fu esposta sull’altare della chiesa. Accorse il popolo, intervenne l’Arcivescovo e si celebrarono feste solenni di riparazione con un’imponente processione. Da quel giorno l’immagine della Madonna della Pace è la celeste protettrice di Runco, l’ex-Stalingrado d’Italia.
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