SOSTA – Diritto Naturale e “Diritto della Natura” non sono la stessa cosa… ma molti non lo sanno

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Oggi più che mai è importante spiegare e far capire cosa debba intendersi per diritto naturale. Infatti, una volta che si  hanno le idee chiare sul diritto naturale, si può capire -per esempio- anche la naturalità della famiglia monogamica indipendentemente dalla sua esistenza nei vari contesti storici.

Prima di tutto va detto che il diritto naturale non è il diritto della natura.  Questo significa due cose. Primo: non tutto ciò che avviene nella natura è di per sé naturale. Secondo: ciò che è naturale non è detto che debba necessariamente e storicamente essere presente in tutti i contesti culturali. Chiariamo. Non tutto ciò che avviene in natura è di per sé naturale, cioè è di per sé conforme all’ordine naturale delle cose. Per esempio, la cultura omosessualista si fa forte del fatto che anche tra gli animali sarebbe presente la pratica omosessuale. Ora, ammesso e non concesso che sia così (cosa che non è: clicca qui), va detto che tra gli animali esiste anche l’incesto, e nessuno (almeno così dovrebbe essere) si sognerebbe di affermare che l’incesto sia secondo l’ordine naturale delle cose. Abbiamo però anche detto che non tutto ciò che è naturale potrebbe essere automaticamente presente in tutti i contesti culturali. Si arriverebbe ad una conclusione del genere se lo studio della storia sfuggisse ad un’indagine più profonda, ovvero ad un’indagine di teologia della storia.  Dopo il peccato originale, il mondo è caduto sotto la sovranità del demonio che ha cercato incessantemente di sovvertire il costume degli uomini, arrivando anche ad istituzionalizzare il vizio e il peccato e a diffonderli nella maggioranza (attenzione: maggioranza!) degli uomini.

Tutto questo ci convince di due cose. Primo: non affermando più queste verità (ovvero che non tutte le culture e le civiltà sono conformi all’ordine naturale delle cose), gran parte della cultura cattolica contemporanea si mostra condizionata e compromessa da un pericoloso relativismo culturale. Secondo: un’adeguata indagine filosofica e storica, pur rispettando la dovuta autonomia disciplinare, non può fare a meno di partire dalla ragion d’essere teologica di ogni ramo del sapere; cioè che la conoscenza, qualsiasi essa sia, debba fare riferimento ad un’origine comune, un’Origine con la “O” maiuscola. Un grande pensatore cattolico, lo spagnolo Juan Donoso Cortes (1809-1853), scrisse: “Se tutto si spiega in Dio e attraverso Dio, e se la teologia è la scienza di Dio, nel quale e mediante il quale tutto si spiega, la teologia è la scienza di ogni cosa.”  E’ la reductio ad unum, che fu della sapiente cultura medievale.


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