Enciclopedia Apologetica: L’Idealismo (apologetica filosofica)

Enciclopedia Apologetica “San Giuseppe, Custode della Verità”

Il Secondo Sentiero (La Verità va conosciuta: apologetica per dimostrare la verità del Cristianesimo) si affida a San Giuseppe, Colui che fu chiamato dalla Provvidenza, in obbedienza totale e offrendo tutto se stesso, a proteggere e a custodire la Verità.

L’Idealismo

(apologetica filosofica)

Idealismo o idealismi?

Con il termine idealismo si intende una filosofia incentrata sul concetto di idea. Ma esiste un solo tipo di idealismo? O è invece più opportuno parlare di idealismi al plurale? E se eventualmente fosse più opportuno utilizzare il plurale, tutti gli “idealismi” dicono la stessa cosa? Sono domande, queste, a cui è importante dare una risposta.

Diciamo subito che non esiste un solo tipo di idealismo e quindi, di conseguenza, non tutti questi idealismi dicono la stessa cosa.

Vediamo di fare uno schema per capire quali idealismi si sono avvicendati nel cammino della storia del pensiero.

Idealismo metafisico

Il primo idealismo lo si può definire metafisico.

Da una prospettiva di buona filosofia naturale e cristiana (metafisica per l’appunto) si tratta di un idealismo assolutamente accettabile. E’ un idealismo in cui alle idee corrispondono effettivamente delle realtà oggettive. E’ l’idealismo di Platone, di sant’Agostino, di san Bonaventura. Insomma, un idealismo che non conduce al soggettivismo, anzi rimane ancorato al realismo filosofico.

Idealismo noetico

I guai iniziano con la modernità (precisamente con Cartesio). E’ allora che l’idealismo incomincia a cambiare e a far nascere quello che gli studiosi definiscono come idealismo noetico (termine che ha origine dalla noesi aristotelica: ovvero la conoscenza intuitiva e immediata). E’ l’idealismo che inizia a fare a meno della realtà oggettiva, nel senso che s’incomincia a credere che è il soggetto a dover “garantire” l’esistenza dell’oggetto e non viceversa.

Idealismo trascendentale

All’idealismo noetico succederà poi quello trascendentale. E’ l’idealismo di Kant, che afferma che il soggetto sarebbe creatore non della realtà, ma delle condizioni che permettono la conoscenza della realtà.

Idealismo assoluto

Dall’idealismo trascendentale si passerà facilmente a quello assoluto. Fichte, Schelling ed Hegel ritengono illegittima la restrizione della creatività del soggetto ai soli aspetti trascendentali. Costoro, criticando il maestro Kant, arrivano facilmente all’idealismo assoluto, cioè ad una concezione che pone il pensiero a suprema realtà e concepisce i fenomeni come espressioni del pensiero stesso.

L’Idealismo vero e proprio

Dallo schema si capisce facilmente che Kant è già pienamente un idealista, certamente non un idealista assoluto, ma un idealista nel senso moderno e antimetafisico. Ciò che Kant dice conduce inevitabilmente all’idealismo assoluto. Vediamo perché.

Kant afferma che la conoscenza è una sintesi tra empirismo (conoscenza sensibile) e razionalismo (applicazione nella conoscenza di condizioni trascendentali che l’intelletto possiede di per sé). Afferma inoltre che quando si conosce, si conosce il fenomeno, ma non si può mai conoscere il noumeno, cioè la cosa in sé, ciò che effettivamente è. Insomma, si conosce non la realtà per quella che è, ma come questa realtà appare.

E’ facilmente intuibile che l’argomentazione di Kant risulti debole e contraddittoria, perché se è vero che la conoscenza debba partire dalla esperienza sensibile, è pur vero che questa priorità dell’oggetto sul soggetto svanisce con l’altra sua affermazione, ovvero che per conoscere occorre che l’oggetto si adatti alle condizioni trascendentali della conoscenza.

Ai discepoli di Kant (Fichte, Schelling ed Hegel) riuscì facile passare ad un idealismo assoluto. Bastò loro prescindere completamente dalla conoscenza sensibile ed estremizzare il concetto kantiano di io penso, che da ordinatore ed unificatore della realtà poteva ora divenire creatore della realtà stessa.

L’autocoscienza diventa il principio assoluto di tutto il reale. Ogni limite al pensiero può essere posto solo dal pensiero, e dal pensiero anche superato. L’io penso diventa tutto: è il mondo, è Dio, è il fenomeno, è il noumeno, è il soggetto, è l’oggetto …è tutto. E così viene cancellata anche ogni differenza tra Dio e la Natura e tra l’Assoluto e la Storia.

L’idealismo assoluto: come sciogliere il rompicapo?

L’idealismo assoluto è stato professato innanzitutto dai tre importanti discepoli di Kant: Fichte, Schelling ed Hegel, che però lo svilupparono in modo diverso, in forma etica il primo, estetica il secondo, logica il terzo.

Diciamola tutta: l’idealismo assoluto è un vero e proprio rompicapo. Ad una prima lettura (ma anche ad una seconda e ad una terza) non si capisce nulla. E se non si ha un bravo professore che aiuta a districare la matassa, è notte fonda! Iniziando da Fichte e dalla sua contrapposizione di io e non-io, per proseguire con Shelling e per non parlare di Hegel che, a detta di ciò che si racconta, andando a rileggere la sua opera principale, la Fenomenologia dello Spirito, non si capiva nemmeno lui. Celebre la sua frase: “A scrivere la Fenomenologia dello Spirito sono stato io e Dio, quando però sono andato a rileggerla mi sono accorto ch’era rimasto solo Dio”.

Detto questo, vediamo un po’ se c’è un itinerario concettuale che può farci capire ciò che è oggettivamente difficile da capire.

Iniziamo con Fichte. Per lui il Pensiero (l’Io), per essere davvero se stesso, deve sempre e comunque contrapporsi a ciò che pensiero non è, il Non-io. Ciò vuol dire che nella filosofia di Fichte è implicita la prospettiva della “lotta”, cioè del necessario superamento della Storia.

Per Schelling, invece, il Pensiero non deve contrapporsi alla Natura. Insomma, la Natura e la Storia non devono essere superate, perché anch’esse, insieme, rappresentano espressioni del Pensiero. Dunque, non più l’Io contro il Non-io, bensì l’Io con il Non-io.

E finalmente Hegel. Questi supera Fichte perché il Pensiero non si contrappone alla Natura. Ma supera anche Schelling perché non si può accettare una sintesi statica tra Spirito e Materia. La sintesi deve essere dinamica e deve avvenire nella Storia. Insomma, egli afferma che l’Assoluto è sì unione tra Io e Non-io, ma tutto si realizza nello svolgersi della Storia.

Insomma, al di là delle differenze (che pur ci sono) è la dissoluzione del Vero oggettivo ciò che si manifesta e si realizza chiaramente nell’idealismo assoluto.

Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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