Ennesimo attentato… ennesima “liturgia” post-attentato

Ennesimo attentato, ennesima liturgia. Liturgia da tutte le parti. Liturgia dalla parte buonista, liturgia dalla parte rigorista.

Non si salva nessuno. E i talk-show televisivi -ovviamente- ospitano l’una e ospitano anche l’altra. Senza problemi.

Ma invece il problema è un altro ed è anche grave: tutto questo è sempre più a servizio del non capire bene cosa sta accadendo, anzi: cosa si sta ripetendo.

I mezzi mutano, le tecniche si succedono, ma la sostanza non cambia. Che l’Islam sia da secoli un pericolo per le nostre terre è la storia che ce lo dice. La storia vera, non quella edulcorata o “orba” che spesso cercano d’insegnare ai nostri figli.

Per gli Italiani basterebbe fare due esempi regionali: la Calabria e la Puglia. Le coste calabresi sono piene di torrette che servivano per controllare il mare. Quando si vedevano all’orizzonte navi saracene, si dava l’allarme (il famoso “Mamma, li Turchi!“), la popolazione scappava e con pochi chilometri si trovava in montagna a ripararsi. Passiamo alla Puglia. Avete mai pensato che in questa regione l’agglomerato urbano più piccolo conta più di diecimila abitanti? La Puglia non conosce la masseria isolata. I contadini andavano a lavorare nelle campagne, ma poi la notte rientravano nelle città per trascorrere la notte uniti. Questo perché la Puglia non ha monti che possano proteggere, per cui era abbastanza facile per i Saraceni attaccare, depredare, sequestrare… Proprio  pochi giorni fa abbiamo ricordato l’anniversario dei celebri martiri di Otranto.

Dunque, il pericolo islamico non è di adesso. Non lo scopriamo ora. C’è sempre stato e sempre ci sarà, perché se è vero che possono esistere musulmani diversi, è pur vero che l’essenza dell’Islam è quella che è, ovvero un’essenza di conquista; essendo questa non un a religione di conquista di anime, ma di territori.

Ma allora cosa si deve fare? Incrociare le braccia? Nella maniera più assoluta.

Bisogna governare seriamente e proteggersi, altrettanto seriamente, da questa minaccia. A riguardo una politica imprudente e ideologica del fenomeno dell’immigrazione costituisce un ulteriore grave errore per cedere dinanzi a questo pericolo.

Ma occorre anche e soprattutto ricordarsi che pur con accentuazioni diverse dovute a congiunture storiche (lo sviluppo del salafismo, per esempio), combattiamo un pericolo che non di è qualche anno a questa parte, ma ch’era anche dei nostri avi.

Se avessimo la serietà e il coraggio di capire questo, eviteremmo il ridicolo di una liturgia post-attentato che si ripete puntualmente come ogni anno si ripete il cenone di San Silvestro o l’anguria a Ferragosto… per poi digerire e dimenticare tanto il primo quanto la seconda.

La Storia è una cosa seria e il conto che ci presenta da pagare va letto attentamente, affinché la prossima volta si possa ridurlo e risparmiare.

Impariamo a conoscere davvero l’Islam e affezioniamoci alle nostre radici culturali! Ma affezioniamocene veramente non coreograficamente. Veramente vuol dire riscoprendo cultura e stili di vita che siano espressioni coerenti con queste radici.

E in queste radici c’è anche l’invocazione della protezione divina. Non dobbiamo vergognarcene!

Rispondere al pericolo islamico con i talk-show, con concerti di debosciati sedicenti artisti, con manifestazioni mano-nella-mano, o impugnando matite colorate e altre sciocchezze varie… ci espone ad un ridicolo cosmico.

Ridono di noi i nostri avversari, ma anche tutti coloro che nei secoli ci hanno preceduti nel lottare contro questo pericolo.

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1 Comment on "Ennesimo attentato… ennesima “liturgia” post-attentato"

  1. Purtroppo analisi esattissima e profonda!
    Come sempre….

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