I figli non sono “pacchi”… sono doni

Premesso che può capitare a chiunque. Premesso che dinanzi a queste tragedie vi è solo il silenzio e la preghiera… anzi, prima la preghiera e poi il silenzio. Premesso tutto ciò, va detto che ogni cosa che accade ha un suo significato. Se non altro nella permissione di Dio, che è -appunto- tutta orientata affinché si possa capire e se ne possa trarre qualche insegnamento.

Stiamo parlando della tragedia che è toccata ad una povera mamma toscana: dimenticarsi la propria figlioletta in auto e averla in tal modo tenuta sotto al sole per sei ore. Una tragedia immane che certamente rimarrà indelebile nella vita di questa povera donna.

L’ansa.it ha riportato una tabella che riguarda la mappa delle tragedie di questo tipo che sono avvenute negli ultimi anni

Ma allora qual è il significato di queste tragedie?

Che ormai per noi i figli sono diventati dei “pacchi”. Li amiamo tantissimo, forse troppo, tant’è che ci prodighiamo affinché a loro non manchi nulla, che non si affatichino, che non si stressino, destinandoli in tal modo a renderli insicuri dinanzi alle asprezze della vita di tutti i giorni e dell’esistere. Ma poi li inseriamo nella nostra vita con la “logica dell’agenda”: da un’ora ad un’ora a questo impegno, da un’ora ad un’altra a quest’altro impegno… e da un’ora ad un’altra ai figli.

Senza voler demonizzare il lavoro femminile fuori-casa, è innegabile che la necessità degli asili-nido, il depositare un figlio ad appena pochi mesi, sia una qualcosa di profondamente innaturale, perché il bambino ha bisogno del contatto fisico, del contatto fisico con la mamma, ma anche del contatto fisico con la propria dimora, la propria casa, il proprio luogo.

Certo, lo sappiamo, molte mamme non gradirebbero questo. Lo fanno perché sono costrette da situazioni di precarietà economica, da difficoltà familiari, dal fatto che spesso è difficile poter rinunciare ad un secondo stipendio. E qui ci viene naturale pensare a cosa è stato fatto e si continua a fare per far sì che la donna non stia più a casa. Ma questo è un altro -importante- discorso che pur dovremo affrontare.

I neurologi lo hanno detto: queste cose possono avvenire per la routine, per il fatto che si fanno sempre le stesse cose e così, per forza di abitudine, si crede di aver adempiuto ad atti senza averli adempiuti. Un po’ come quando in auto, pur dovendo girare a destra, si gira a sinistra perché quella è la strada che si è fatta tutti i giorni.

Questi fatti che avvengono sono una “lezione” per tutti. Ci dicono che dinanzi al mistero meraviglioso della vita, alla straordinaria incommensurabilità dell’essere genitore, non ci si può rapportare come un impegno di tutti i giorni. E’ un mistero che richiama un coinvolgimento totale, che obbliga anche a sconvolgere tutto, se è il caso e se la necessità lo richiede.

I figli non sono “pacchi” sono doni.

Lo ribadiamo: nessuna condanna per la povera mamma che sta certamente vivendo i momenti più brutti della sua vita.

A lei vanno le nostre indegne preghiere.

A lei l’invito ad invocare continuamente nella sua vita la vicinanza del suo “angelo”: la piccola Tatiana.

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