SOSTA: L’intelligenza artificiale. Molti mestieri potranno sparire… che fare?

di Corrado Gnerre


Lo scenario è tutt’altro che roseo.

Che l’uomo possa rovinare se stesso è un dato di fatto che purtroppo molte volte si può constatare nelle proprie vite. Che l’uomo attraverso le azioni possa danneggiarsi, anche questo è un fatto. Ma adesso c’è un’altra preoccupazione che si affaccia, ovvero che l’uomo possa essere danneggiato dalla sua stessa sofisticatissima intelligenza capace di produrre un’intelligenza che possa sostituire la sua.

In molti contesti si sta discutendo su come evitare che la futura introduzione dell’ intelligenza artificiale nel mondo del lavoro produca dannosi effetti sul piano dell’occupazione. Si parla di diversi mestieri che potrebbero totalmente sparire: cassieri, autisti, ecc…

Sul che fare diventa difficile dare una risposta precisa. Però se si fa uso di buone categorie interpretative, qualche chances ci sarebbe.

Vediamo in che senso.

Stiamo andando verso una prospettiva transumanista, ovvero la trasformazione dell’uomo in macchina e della macchina in uomo. Ora, che non si possa ostacolare il processo del perfezionamento delle macchine, è un dato indiscutibile. Ma ciò che invece si può e si deve fare è impedire che avvenga la riduzione dell’uomo in macchina. Il che vuol dire anche che non ci si può abituare all’idea che l’uomo possa essere completamente sostituito. Anche quando di fatto ciò sarebbe tecnicamente possibile, un simile processo non dovrebbe avvenire.

Obiezione: ma se la macchina lavora gratuitamente, non deve valere una logica del mercato che imporrebbe l’uso di identici risultati con il minor prezzo? E qui è il punto. La logica del mercato può valere fino ad un certo punto.

Quando si passò dal mondo antico alla civiltà cristiana, s’impose gradatamente l’affrancamento degli schiavi; eppure gli schiavi non costavano nulla. La cosa però si realizzò perché si stava imponendo un’atmosfera culturale che riteneva inaccettabile che degli uomini avessero lo stesso valore delle cose. Parimenti, è questa la risposta anche per i nostri tempi. Se non si recupera la giusta concezione dell’uomo (e si recupera solo concependo l’uomo come “immagine e somiglianza” di Dio), saremo inevitabilmente destinati verso una “schiavitù” di ritorno. Ma più terribile, perché apparentemente (ma solo apparentemente) meno cruenta.

 La prima nel segno dell’uomo trasformato in macchina, la seconda nel segno dell’uomo sostituito dalla macchina.

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