La Russia si unisce ad altri Paesi per negare il diritto internazionale all’aborto

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Un veloce ripasso: il 22 ottobre 2020, su iniziativa dell’allora Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, trentatré paesi – tra cui gli Stati Uniti di Donald Trump, l’Ungheria di Viktor Orban, l’Uganda, il Sud Sudan, il Brasile , Repubblica Democratica del Congo ecc. – ha firmato una dichiarazione congiunta, con l’obiettivo di tutelare la salute e i “diritti inalienabili” delle donne.

Un testo inedito che sancisce in particolare che “l’aborto non deve in nessun caso essere considerato come un metodo di pianificazione familiare” e che non esiste “nessun diritto internazionale all’aborto, in quanto non vi è alcun obbligo per gli Stati di facilitarlo o finanziarlo”.

Una dichiarazione che non ha valore legale vincolante ma che ha comunque l’effetto di “rovesciare il consenso globale stabilito sulla necessità di proteggere la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle donne e delle ragazze in tutta la loro diversità”, ha lamentato il progressista David Stacy, direttore di affari governativi per il gruppo di difesa Human Rights Campaign, intervistato dal Washington Post nell’ottobre 2020.

È a questa iniziativa per difendere il diritto alla vita che la Russia di Vladimir Putin – così come il Guatemala – ha aderito, pochi mesi dopo il prevedibile ritiro degli Stati Uniti, su richiesta del presidente Joe Biden.

La notizia della firma russa è stata annunciata a Capitol Hill, nel cuore della capitale federale degli Stati Uniti, dai senatori repubblicani pro-life che hanno scelto di celebrare lì il primo anniversario della Dichiarazione di Consenso di Ginevra.

“Quando gli stati o le ONG prescrivono politiche malsane e dannose che compromettono la vita, la famiglia e la sovranità proprie di ogni Paese, è un dovere contestarli”, ha dichiarato in questa occasione Valerie Huber, presidente dell’Institute for Women’s Health.

Intervenendo, il senatore Steve Daines ha sottolineato che il Consenso di Ginevra rimane “il modo più potente ed efficace per dare voce alla maggioranza mondiale silenziosa di miliardi di persone che sostengono la vita e le famiglie”.

Dalle parole ai fatti

Questa dichiarazione, che afferma che non esiste un “diritto” all’aborto a livello internazionale, è significativa. Consente di ostacolare l’attuazione delle politiche dell’ONU che vorrebbero che questo diritto si concretizzasse.

Non può, tuttavia, far dimenticare che né gli Stati Uniti di Trump né la Russia hanno abolito o almeno ridotto il ricorso dell’aborto, e questo crimine è ancora sancito dalle loro leggi.

Per quanto riguarda la Russia, l’aborto è legale da oltre 100 anni. Nel secolo scorso sono stati eseguiti un minimo di 310 milioni di aborti.

Questo stato di cose prefigura una grave crisi demografica, che rimane una delle preoccupazioni di Vladimir Putin e che sta cercando di arginare attraverso delle misure di controllo delle nascite. Per questo sta cercando di ridurre l’aborto nel suo Paese e di incoraggiare, almeno tacitamente, la Chiesa ortodossa nella sua lotta per la vita.

Il modo più appropriato per raddrizzare questo tasso di natalità è, almeno inizialmente, limitare l’accesso all’aborto e le basi legali che lo consentono.

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