“Non si tratta di essere liberali o statalisti. Ma di pensare nell’interesse di questo Paese. Che presenta due peculiarità: un’economia bancocentrica sia nelle fonti di finanziamento delle imprese, sia nel rapporto con il risparmio dei cittadini. Tanto che – ed è la seconda caratteristica – in nessuna altra nazione europea le obbligazioni subordinate bancarie sono finite in massa, per 60 miliardi, nelle tasche dei piccoli risparmiatori. Si tratta dei bond più rischiosi di tutti: dall’introduzione, quest’anno, della direttiva europea Brrd o «bail in», in caso di fallimento bancario vengono azzerati subito dopo le azioni. Ecco perché non c’è bisogno di essere statalisti per capire che l’aiuto pubblico alle banche sarebbe stata una scelta politica da prendere già ai tempi della stesura della direttiva Brrd, nel 2014. Ma anche lo scorso anno poteva essere meglio che niente. Il non averlo fatto, ostentando un sistema in salute, ha invece congelato l’intera economia italiana. Che infatti cresce dello zero virgola, meno di tutte le altre europee. Basta guardare proprio a Mps: pensa qualcuno che in questi ultimi 12 mesi la terza banca italiana abbia erogato molto virtuoso credito? O abbia raccolto fiumi di depositi? Ovvio che no. Anzi è il contrario: nel 2016 ha perso quasi 20 miliardi di raccolta. Naturalmente la nazionalizzazione avrebbe avuto un costo politico. E avrebbe dovuto avvenire a condizioni stringenti in termini di responsabilità: una commissione di inchiesta sui manager bancari, sul ruolo degli azionisti e su quello svolto della vigilanza. Pensiamo che se non si è fatto nulla di tutto ciò è perché, in definitiva, la politica non ha avuto nessuna voglia né di assumersi le proprie responsabilità né di chiarire quali fossero state quelle degli altri soggetti, privati e pubblici.”
Queste parole sono di Marcello Zacché, che in un suo articolo La politica irresponsabile (pubblicato su ilgiornale.it) fa un’analisi (ci sembra corretta) di ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’estrema debolezza, se non il fallimento, del sistema bancario italiano. Il caso MPS sembra essere una sorta di paradigma dell’esistente.
Qualcuno però si chiederà: ma allora dobbiamo invocare una soluzione statalista? Come rispondere?
Certamente la Dottrina Sociale della Chiesa rifiuta lo statalismo in sé, se per statalismo s’intende la pretesa di anteporre lo Stato a tutto ciò che logicamente e cronologicamente lo precede (individuo, famiglia, corpi intermedi) con l’intento di fare dello Stato stesso non il garante dei diritti, bensì il gestore di questi diritti; fino ad arrivare al totalitarismo in cui lo Stato si fa finanche “creatore” dei diritti, modulando nuovi modelli di società alternativi a quello naturale.
Ma c’è un punto importante che è citato nelle parole appena dette: se lo Stato non deve gestire i diritti, li deve però garantire. E’ in questa “garanzia” che il suo intervento può e deve essere modulato.
Ci sono circostanze in cui è giusto che lo Stato deve ritirarsi quanto più possibile, ma ci sono altre circostanze in cui lo Stato può e deve essere presente, può e deve intervenire.
Una di queste è sicuramente il sistema liberal-finanziario contemporaneo, forte perché lo Stato è sempre più assente, anzi è sempre più prostrato a poteri mondialisti, che gestiscono il potere liberal-finanziario.
In questa situazione grave, in cui i risparmi dei privati sono sempre più a servizio del sistema bancario e non (come moralmente dovrebbe essere) il contrario, è giusto che lo Stato prenda iniziative a garanzia dei diritti del popolo dei risparmiatori, recuperando una sovranità monetaria che ormai non esiste più.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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