LA SOSTA – Trump cancella il TTP. Ma di cosa si tratta? E perché è stato un bene che morisse?

Come dicevamo ieri, Trump ha stoppato anche il TTP, ovvero il Trans-Pacific Partnership. 

Ma di cosa si tratta, anzi: si trattava?

Il progetto TTP prevedeva un accordo commerciale di libero scambio presentato da Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e ovviamente dagli Stati Uniti.

Obama aveva cercato di farlo ratificare al Congresso, ma senza successo.

Vi è da dire che in campagna elettorale anche la Clinton aveva promesso che, qualora eletta, ci avrebbe rinunciato. In realtà questa mossa era dettata dalla necessità di acquisire i voti di Bernie Sanders.

Ritirandosi gli USA, il Trattato non può realizzarsi perché viene meno il 60% del PIL dei Paesi che avevano sottoscritto l’accordo.

Il TTP prevedeva la riduzione delle tariffe di importazione di prodotto agricoli e manifatturieri, con interessi da parte dell’amministrazione Obama di contenere l’avanzata commerciale della Cina.

Ma in realtà dietro vi era anche dell’altro. Ed ecco perché è un bene che sia fallito.

Il Trattato avrebbe concesso, di fatto, una sorta di “immunità” alle società commerciali sulle leggi dei Paesi in cui avrebbero operato. Insomma, una sorta di predominio delle aziende commerciali sui governi. Il nucleo del Trattato era l’Investor-State Dispute Settlements (ISDS) che avrebbe permesso alle multinazionali di agire legalmente contro i governi che con le loro leggi avessero eventualmente impedito i loro profitti.

Insomma, un ulteriore tassello che fa capire quanto l’amministrazione Obama era sempre più lobbies-dipendente.

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