Lo sai che anche per quanto riguarda l’aldilà c’è una bellezza ed un’unicità della Verità Cattolica?

   L’originalità del Cristianesimo è concepire la realtà naturale e quella soprannaturale non come realtà separate, ma nemmeno come realtà unite in  maniera confusa.

Il Cristianesimo concepisce queste due realtà come distinte.

Questo è possibile perché nel Cristianesimo il rapporto tra natura e soprannatura non è né all’insegna dell’univocità né dell’equivocità, bensì dell’analogia.

Queste sono definizioni che attengono al campo filosofico, ma possono essere facilmente capite.

 Univocità vuol dire credere nella perfetta identità tra due realtà; equivocità, nella totale differenza; analogia, invece, nella somiglianza.

Concepire il rapporto tra natura e soprannatura all’insegna dell’univocità vuol dire annullare la specificità e la gratuità della realtà soprannaturale e quindi della Grazia.

Concepire, invece, il rapporto tra natura e soprannatura all’insegna dell’equivocità vuol dire rendere la realtà naturale completamente autosufficiente.

Nel primo caso abbiamo come conseguenza le varie teologie della secolarizzazione, ovvero la convinzione della non gratuità della Grazia e quindi della necessaria e automatica salvezza dell’uomo. Insomma, la realtà naturale non avrebbe bisogno di quella soprannaturale, ma basterebbe a se stessa.

Nel secondo caso abbiamo come conseguenza il laicismo, l’agnosticismo e quindi eventualmente il razionalismo. Il laicismo è il concepire la società in maniera completamente svincolata dalla signoria di Dio. L’agnosticismo è il non avere certezze in merito all’esistenza di Dio. Il razionalismo è il credere che l’unico strumento di conoscenza sia la ragione e che questa non debba completarsi nella fede.

Vediamo adesso cosa questi due errori causano nella concezione della vita ultraterrena.

Fermo restando che quando parliamo di vita ultraterrena non intendiamo la realtà soprannaturale, essendo, questa, solo riferibile a Dio… fermo restando questo, va detto che univocità ed equivocità causano due gravi errori nell’ambito del discorso escatologico, cioè in quel discorso che indaga il mondo ultraterreno.

La prospettiva univoca fa sì che si concepisca la vita ultraterrena come una sostanziale continuità della vita terrena. E’ il caso del paradiso islamico, dove esso è concepito come un prolungamento e soprattutto un aumento dei piaceri terreni. I “santi” di questo “paradiso” sono, per esempio, ripagati con la possibilità di unirsi a giovani vergini, di poter bere alcolici (proibiti invece in vita), ecc…

Ma questa soluzione ovviamente non può soddisfare. Prima di tutto perché è irragionevole e ingenua, poi perché, portata all’eternità, non può che annoiare. Papa Benedetto XVI nella sua Spe salvi, precisamente al capitolo 10, allude al fallimento di una prospettiva di questo genere quando dice che la vita terrena, con le sue specifiche caratteristiche, se si eternizzasse renderebbe infelice l’uomo.

Veniamo adesso alla prospettiva equivoca. Questa, a differenza di quella univoca, fa sì che si concepisca la vita ultraterrena come qualcosa di totalmente diverso rispetto alla vita terrena, cioè come un totale annullamento di questa, come una perdita totale di ciò che nella vita terreno si è espresso (per esempio, l’individualità) e quindi di ciò che affettivamente si è costruito. E’ il caso di come le religioni orientali concepiscono l’esistenza (meglio sarebbe dire la ‘non-esistenza) dopo la morte. Il Nirvana buddista -per esempio- non è un ‘paradiso’, ma un non-luogo, una non-vita, insomma un vero e proprio “vuoto”. Lo stesso si deve dire (anche se in misura minore) per la Moksha induista.

Discorso diverso è per la prospettiva analogica (che è quella cristiana). Questa, da una parte risolve la questione di una banalizzazione della vita ultraterrena, il modo cioè di concepire questa vita come una semplice prosecuzione che -come abbiamo già detto- è incapace di costituire reale aumento di gioia; dall’altra evita la deriva di una vita ultraterrena che impietosamente annulli tutto ciò che nella vita si è costruito e che quindi non si ponga, anche, come restituzione di tutto l’ “umano”.

Insomma, anche per quanto riguarda l’escatologica la bellezza della Verità Cattolica è inequivocabile!

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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