Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia” è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica.
“Ogni bellezza perfetta non è che l’ultimo pezzo di un cerchio; una curva è perfetta, lo si vede, ma si vorrebbe conoscere il cerchio…”
(Robert Musil)
Platone già lo diceva: la perfezione relativa può esistere solo se c’è una perfezione assoluta.
Ma non ci vuole certo Platone per capirlo.
Basta poco.
Basta un po’ di buon senso.
Non solo ciò che tutta la catena del finito ha avuto necessariamente e logicamente bisogno di una causa assoluta per esistere, ma il concetto stesso di perfezione può essere dato solo se c’è un riferimento assoluto. Ogni perfezione relativa può essere riconosciuta se si ha consapevolezza di una perfezione assoluta.
Ciò vale per il buono, per il vero e per il bello.
Quando, invece, non si riesce ad intravedere questo o -caso ancora più preoccupante- non lo si vuole intravedere, allora ciò è il segno che l’intelligenza è smarrita.
E in questo smarrimento non si può più riconoscere il buono, il vero e il bello… ma solo il loro contrario: il cattivo, il falso e il brutto.
Dio è Verità, Bontà e bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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