di Pierfrancesco Nardini per il C3S
Origene (184-253) cadde nell’errore dell’apocatastasi. Egli, infatti, sostenne la «purificazione e redenzione universale dal male e dal peccato per ogni creatura, anche per i demoni e i dannati» (Dizionario di Teologia Dommatica, Parente-Piolanti-Garofalo, 1952). Insomma, alla fine dei tempi, Dio rimetterà ogni peccato e tutti i peccatori verranno perdonati e quindi riconciliati con Lui, dopo essere passati per un “fuoco purificatore”.
Secondo questa teoria tutti devono avere certezza della salvezza eterna, in contrasto però con la dottrina cattolica che insegna (di fede) la dannazione eterna dell’Inferno.
Il Concilio di Costantinopoli (553 d.C.) condannò tale errore.
Perché parliamo di questo?
Nel citato Dizionario si legge che «si riconnettono a questa teoria le tendenze e le opinioni, che vorrebbero mitigare le pene dell’Inferno o negarne addirittura l’eternità».
Questa annotazione è stata fatta nel 1952, ben prima dell’esplosione della crisi che da decenni ha colpito la Chiesa. Non sembra però al lettore perfettamente attuale?
Viviamo tempi in cui il peccato non è più inteso come tale, in cui la stessa Chiesa sta “depenalizzando” alcuni peccati, in cui la Confessione è di fatto svuotata di significato da molti sacerdoti.
Quanti cattolici oggi accettano senza il minimo dubbio il divorzio, l’aborto, il sesso fuori dal matrimonio e tanto altro?
Soprattutto, quante volte sentiamo -ahinoi- anche da sacerdoti di diverso grado, parlare di Dio come se fosse solo misericordioso e non anche giusto?
Non entriamo nel merito e pensiamo solo che una tale distorsione del concetto di misericordia, del tutto sganciato in questo modo da quello di giustizia divina, oltre a non dare il giusto insegnamento ai fedeli, porta inevitabilmente allo “spirito” dell’apocatastasi.
Se Dio è solo misericordia, nel senso suddetto, allora non punisce nessuno, non condanna. La logica conseguenza è che nessuno viene condannato, nessuno viene punito per i peccati commessi, anche per i più gravi, e quindi che nessuno subisce la dannazione eterna.
In tutto questo viene da pensare a ciò che da sempre afferma la buona dottrina, ovvero che se ad una verità andiamo a togliere qualcosa, essa, non solo non è più verità, ma finisce anche con il divenire illogica.
Perché la dannazione dell’Inferno non può che essere eterna? Perché nell’ambito dell’eternità solo ciò che è altrettanto eterno risulta “vero”.
Noi sappiamo che Dio ci ha creati per amore e non per necessità, proprio perché Dio, che è assoluto, non poteva e non può aver bisogno di nessuno. Dio ha dimostrato questo amore dandoci il massimo che poteva darci, massimo che è indicato dalle parole del Genesi: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Questa “immagine e somiglianza” va intesa a livello spirituale, il che vuol dire che come Dio ha una volontà, un’intelligenza ed una libertà, anche l’uomo possiede queste tre facoltà. Si tratta, nell’uomo, di un’intelligenza, di una volontà e di una libertà infinitamente inferiori a quelle di Dio, ma vere.
Già! Vere! Immaginiamo che Dio ci avesse donato non una libertà vera ma una libertà falsa, illusoria. Ciò avrebbe significato che Dio non ci amerebbe.
Ora chiediamoci: come si fa a dimostrare che la libertà è vera?
Da ciò che produce nel tempo!
Ci spieghiamo meglio. Se compro un vestito che non è di marca, dopo qualche lavata non potrò più indossarlo, ma se invece compro un vestito di qualità, allora sì che mi durerà nel tempo. Lo stesso vale per la libertà. Se è falsa, le conseguenze del suo esercizio sono del tutto ininfluenti, ma se è vera, allora il suo esercizio deve produrre delle conseguenze altrettanto vere.
Questo vuol dire che la libertà che noi abbiamo ricevuto da Dio (che è vera!) produce degli effetti reali, e gli effetti reali nell’eternità devono essere altrettanto eterni.
Facciamo un altro esempio. Immaginiamo che Dio tra un miliardo di anni chiuda l’inferno e faccia andare tutti in Paradiso (diavoli e dannati), un po’ quello che diceva Origine, ebbene cosa sono un miliardo di anni rispetto all’eternità? Nulla. Nemmeno un batter d’occhio. Ciò significherebbe che la libertà dell’uomo non avrebbe la possibilità di produrre nulla, dunque che questa libertà non sarebbe vera.
Ecco perché l’inferno è eterno, ed ecco perché non deve sorprendere che questa eternità sia l’esito non solo della giustizia ma anche, indirettamente, dell’amore di Dio. L’inferno è eterno, perché Dio non ci ha donato una “patacca”, cioè un falso, ma una libertà vera!
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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