1.La morte è stata, è e sempre sarà temuta. Né può essere diversamente visto che si presenta all’interno del costitutivo desiderio di vivere come uno “scandalo”. Ma un conto è temerla, altro è averne fobia. Il timore è una reazione ragionevole dinanzi ad un pericolo reale. Costringono a camminare sul ciglio di un burrone, è più che ragionevole temere. La fobia, invece, è una paura irragionevole e incontrollabile dinanzi ad un pericolo irreale. Per esempio, non uscire di casa solo perché l’esterno potrebbe comportare qualche ipotetico, ma solo ipotetico, pericolo.
2.Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo inizia a diffondersi per l’intera Europa una vera e propria ossessione (quindi fobia) nei confronti del tema della morte. Ne parla chiaramente un celebre critico letterario come Francesco Flora (1891-1962): “Ora i temi del pensiero europeo s’eran fatti cupi e tetri, mentre anche la poesia tendeva a temi sepolcrali, e venivano in onore prima che i notturni nella musica, le notti della letteratura“. Il tema ossessivo della morte parte dalla poesia ossianica scozzese per arrivare ai celebri Sepolcri di Ugo Foscolo (1778-1827).
3.Veniamo alla domanda: perché un’ossessione per la morte in questo tempo? La risposta la possiamo trovare da un dipinto di un celebre pittore di questo periodo: Caspar David Friedrich (1774-1840). Il dipinto è conosciuto con due titoli: Il mare di ghiaccio o Il naufragio della Speranza, risale tra il 1824 e il 1825. In esso si vede un bastimento che sta affondando, con ogni probabilità la nave si chiama Speranza. Il bastimento sta affondando perché ha impattato contro delle lastre, le quali, viste da lontano, sembrano di ghiaccio, ma poi, avvicinandosi, sono chiaramente di marmo. Perché di marmo? Il significato è chiaro: la speranza naufraga dinanzi ad un reale che è divenuto ormai impenetrabile come il marmo.
4.Il reale diviene impenetrabile, cioè incomprensibile, quando l’essere non è più indagabile. E l’essere non è più indagabile quando viene meno la metafisica, che è -appunto- lo studio dell’essere-in-quanto-essere. Immanuel Kant (1724-1804) poco prima aveva “ucciso” la metafisica affermando che l’uomo non può conoscere la cosa in sé (noumeno), ma solo la cosa così come appare a lui (fenomeno).
Dio è verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Be the first to comment on "Perché tra il XVIII e il XIX secolo si diffonde un’ossessione nei confronti della morte?"