MESE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE – Solo il Sangue di Cristo rende ricchi e felici (trentunesimo giorno)

Per l’ultimo giorno del Mese di Luglio proponiamo come meditazione una novella dal titolo “L’Unica vera felicità“, di Dino Focenti.

Novella

I pugni li aveva ben chiusi. Temeva di perdere ciò che stringeva nervosamente tra le dita. I pensieri si affastellavano nella mente. Il centurione gli ordinò di fare presto, ma lui sembrava impietrito, con i pugni chiusi a stringere ciò che (non sapeva il perché) riteneva la cosa più importante. Si decise ad ubbidire, correva anche lui. La terra aveva tremato, e grosse nuvole in cielo minacciavano un forte temporale. Il tuono si era fatto sentire. L’uomo correva stringendo i pugni per non perdere ciò che era nelle sue mani…

… Erano passati diversi anni da quello che era capitato nella sua vita. L’uomo ancora conservava ciò che aveva stretto tra le sue dita e che aveva gelosamente portato con sé. Era riuscito chissà come a non perderlo. Riconosceva la sua vita in quella misera realtà. Si trattava di terra: solo terra mista a qualcosa. L’uomo l’aveva riposta in una specie di piccola ampolla che conservava nel tascone della tunica, e ogni tanto la guardava. Sembrava trovare in essa la spiegazione di tutto: eppure era solo terra di uno strano colore.

Un giorno – stava andando verso nord – entrò in un piccolo borgo. Scorse sul volto degli abitanti un evidente velo di tristezza. Cercò di capirne il motivo. Non riuscendoci, domandò ad un passante cosa stesse accadendo. Ebbe come risposta il silenzio. Chiese ad un altro, niente da fare. Ad un altro ancora, nulla. Ad un terzo, niente di niente. Tutti lo guardavano con volto triste, non sapevano accennare nemmeno ad un sorriso. Nessuno che dicesse qualcosa. Il viandante fu preso da una grande curiosità. Il fatto era alquanto strano e pensò di essere capitato in un luogo di folli.

Eppure il borgo era bello. Un’evidente ricchezza traspariva dai palazzi. Le strade erano ben curate. Tutto denotava un benessere fuori dal comune. Gli abitanti, quegli strani abitanti silenziosi e tristi, vestivano di “porpora e di bisso”; vestivano, cioè, alla stessa maniera di quel ricco di cui aveva sentito parlare dai suoi nuovi compagni. Un ricco che pensava solo a sé, che credeva di trovare nella ricchezza e nel soddisfacimento del ventre la gioia dell’esistere; quel ricco che pensava tanto a sé e che vedeva solo se stesso come risposta alla sua vita, che non badava nemmeno a chi bussava alla sua porta chiedendo un tozzo di pane. Che forse anche quegli strani abitanti stessero facendo lo stesso errore di quel ricco? Forse perciò la loro evidente tristezza.

Il viandante decise di allontanarsi da quel luogo. Uscito dalle mura, estrasse dal tascone la sua unica ricchezza: un’ampolla con un po’ di terriccio intriso di sangue. Un sangue sgorgato quand’egli infilzò la sua lancia nel costato di quell’Uomo. Quel sangue aveva cambiato la sua vita.

Quel sangue lo aveva davvero reso ricco e felice.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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