Perché i genitori devono insegnare ai loro figli a parlare con Gesù?

1.Gesù ama stare con noi. Ama dialogare con noi. A maggior ragione vuole che questo dialogo sia fatto dai bambini, nei confronti dei quali Egli, qui su questa terra, ha mostrato sempre tanta predilezione. Ecco dunque che i genitori bene farebbero ad invitare i loro figli, fin dalla tenera età, a mettersi in dialogo con Gesù. Certamente sono importanti ed insostituibili le preghiere tradizionali, ma, oltre queste, perché non invitare i bambini a trattenersi, anche giocosamente, con Gesù?
2.Fratel Candido, delle Scuole Cristiane, così scrive nel suo Lasciate che i fanciulli vengano a me: Dopo la preghiera ordinaria, qualche volta invitiamo il bambino a stare un po’ solo con Gesù: “Ora va’ nella tua stanza e parla con Gesù, digli qualche cosa”. […] Un giorno, in treno, fui presente a questa scena. Un bambino di due anni fu messo a dormire sulla reticella dei bagagli, come fosse una valigia. Poco dopo, tra la mamma e il bambino cominciò questo dialogo: “Mamma!”. “Dimmi, gioia!” “Mamma!”. “Gioia!”. “Mamma!”. “Gioia mia!”. E continuarono così per un bel po’ senza dirsi altro! Si capiva che quella mamma e quel bimbo gioivano più che se avessero fatto grandi discorsi. E perché Gesù e i bambini non dovrebbero parlarsi con altrettanta semplicità? […]. Mamme, che capite così bene il linguaggio semplice dei vostri bambini e lo preferite ai discorsi studiati ed eleganti degli adulti, pensate che anche Gesù ama la conversazione con le vostre creature, Lui che ha detto: “Lasciate che i bambini vengano a me, di essi è il Regno dei Cieli” (Lc 18, 16). […]. I bambini sono sensibilissimi ai buoni sentimenti, ai buoni esempi e a tutto ciò che è soprannaturale. Ma bisogna formarli, istruirli e insegnare loro come devono fare. […]. In una famiglia tutti piangevano davanti alla salma del nonno. Un bambino di cinque anni disse: “Perché piangete? Il nonno è in paradiso; sta bene e prega per noi”. Che semplicità! Che candore! Invitiamo il bambino a pensare a Dio anche nei momenti più normali. Per esempio, se vede dei fiori: “Ringrazia Dio che li ha creati così belli e profumati”. Se vede gli uccelli e li sente gorgheggiare: “Vedi, il Signore li ha creati per rallegrare la nostra vita”. Vede della bella frutta sugli alberi: “Ringraziamo il Signore che ci dà tante cose buone”. C’è un temporale e il tuono fa paura: “Impara a temere Dio, che con un fulmine potrebbe sterminare chiunque”. Ma diciamogli anche che non deve temere se è in grazia di Dio, perché la morte non è un vero male, se non per chi è in peccato. A 17 anni Franco Castagnini si vide condannato a morire per una grave malattia. Ai suoi cari che piangevano chiese di avvicinarsi. Quando i genitori, i nonni e gli zii furono vicini al letto, disse loro: “Dite con me: Signore, sia fatta la tua volontà”. E siccome, commossi, esitavano a ripetere quelle parole, li esortò: “Dite forte con me: Signore, sia fatta la tua volontà”. Poche ore dopo spirò sereno e andò incontro al Signore. […]. Se vedete portare al cimitero un morto, dite al bambino: “Ringrazia il Signore che ti mantiene in vita, e pensa che, come quel defunto, tu pure dovrai presentarti al tribunale di Dio ed essere giudicato”. Se il vostro bambino conosce qualcuno che è malato, suggeritegli: “Domanda per lui la guarigione al Signore e ringrazialo che ti dà la salute”. Se vede un bel cielo stellato: “Com’è bello e com’è grande…molto più bello, molto più grande è Dio che ha creato tante cose…”. Se una foglia cade dal ramo: “Vedi, assomiglia alla vita che prima o poi se ne va…”. Se vede fare un’azione buona da una persona: “Se sarai buono anche tu e vorrai bene al Signore, un Lui giorno ti accoglierà e ti stringerà al suo cuore per sempre…”. Si dicono tante banalità ai bimbi e si pensa così poco a formarli a quelle idee e a quei sentimenti sublimi che riguardano le cose soprannaturali, a cui dobbiamo saperci elevare anche contemplando la natura. Un giorno una bambina, in campagna, sentendo la mamma dire: “Che bel panorama!”, subito rispose: “Ringraziamo Dio che ci ha dato gli occhi per vederlo”.

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