SELEZIONE CATTOLICA – Le mamme quarantenni e la solitudine dei figli unici

fonte: ilgiornale.it – di Francesco Alberoni.

Le donne avevano il primo figlio già a diciotto anni e molti altri dopo, per cui, cresciuti, i ragazzi avevano dei fratelli e delle sorelle. Avevano poi degli zii e dei cugini. Sebbene in questa comunità parentale ci potessero essere degli screzi e dei dissapori essa costituiva un’area di soccorso. Anche se eri malato, se non avevi lavoro, c’era sempre un tuo fratello o una tua sorella o un tuo cugino che correva in aiuto, ti assisteva. Nel linguaggio corrente è il fratello colui che ti sta più vicino, colui su cui puoi sempre contare. Ancor oggi diciamo «mi ama come un fratello». La grande famiglia poteva essere povera, ma ti proteggeva contro le avversità del mondo esterno.

Ma oggi, con il crollo delle nascite, sono poche le famiglie in cui ci saranno dei fratelli. Ci sono solo figli unici che vedono i loro compagni a scuola o al circolo sportivo ma poi a casa sono soli e dipendenti dai genitori. Dopo i vent’anni molti si innamorano e spesso questo potrebbe essere il vero grande amore della loro vita. Ma non sempre va bene. Alcuni sono impegnati nello studio, altri negli stage e nella carriera; altri, soprattutto i maschi, non vogliono ancora legami ma continuare la loro vita adolescenziale. Così spesso questo amore non riesce a sbocciare in tutto il suo splendore e non genera una stabile coppia amorosa che desidera un figlio. Ci sono molte separazioni precoci e molte donne deluse perché non hanno realizzato quello che sognavano, e a trent’anni non sono sicure di volere dei figli. Lo decideranno a quaranta e sarà un figlio unico.

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