Rubrica a cura di Corrado Gnerre
La posizione dello sguardo, il privilegio dell’osservazione, il partire dal vedere e dal constatare è non solo la posizione più ragionevole, ma anche quella più intelligente. La parola “intelligenza” viene dal latino “intus-legit” che significa “leggere dentro”. L’intelligenza, pertanto, implica non una conoscenza superficiale ma una conoscenza dentro la realtà. Appunto: la realtà! L’intelligenza ha bisogno della realtà, non ne può fare a meno. Se la realtà non esistesse, non ci sarebbe modo di poter esercitare l’intelligenza, non ci sarebbe modo di essere intelligenti.
Mentre camminiamo, abbassando lo sguardo, scorgiamo una lumaca che lentamente avanza su una grossa pietra.
Ci fermiamo e la osserviamo.
Ciò che colpisce è il lento procedere. Un lento ma preciso procedere. La lumaca, infatti, tende ad avanzare in maniera perfettamente lineare, quasi come se la sua andatura fosse dovuta all’esigenza di rispettare questa intenzione.
Immediatamente la nostra mente corre verso un dovere, che è quello di pensare a far bene le cose e quindi di non farci prendere da un’insana fretta.
Quante volte ci capita che per l’ansia di concludere speditamente, le nostre azioni e i nostri gesti siano imprecisi, approssimativi; e poi stesso a noi finiscono con il non piacere.
E’ la fretta che ci fa rimanere insoddisfatti.
Invece la lentezza, quando non è pigrizia o indolenza, è gusto per l’esattezza.
La lentezza è capacità di conservare e non distruggere ciò per cui siamo chiamati ad operare.
Mentre pensiamo a tutto questo, la lumaca continua il suo lento procedere, non devia di un millimetro e porta con sé la sua dimora. Ovvero agisce e cammina conservando e portando con sé ciò che di più prezioso possiede.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Mamma mia Mamma mia Mamma mia!!!!!!!