SOSTA – Si mettano in pace atei ed ateisti: l’universo non è né infinito né eterno!

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Ci sono due affermazioni dove si aggrappano coloro che vogliono negare l’esistenza di Dio, ovvero non solo gli atei, ma anche gli ateisti cioè i diffusori di questa convinzione. Le due affermazioni sono: la presunta infinità dell’universo e la sua altrettanto presunta eternità.

Iniziamo con la presunta infinità. Il motivo è chiaro: se l’universo è infinito vuol dire che nulla può esistere al di fuori dell’universo stesso. Dio ha in sé alcune caratteristiche fondamentali fra cui l’infinità, se l’universo è infinito, esso s’identifica con Dio, diventa di fatto Dio.

Dunque, riconoscere l’infinità dell’universo significa riconoscere la non esistenza di Dio, almeno la non esistenza di un Dio personale, cioè creatore dell’universo e “altro” rispetto all’universo stesso. Convincersi dell’infinità dell’universo, vuol dire tutt’al più ammettere il panteismo ma non più di questo.

Il panteismo è la convinzione secondo cui Dio s’identifica con la natura e quindi questa sarebbe un modo di essere di Dio, una sua transitoria manifestazione. La confutazione del panteismo è facile. Prendiamo un quadro. Se qualcuno ci dicesse che il quadro e colui che l’ha fatto sono la stessa cosa, che penseremmo? Un conto è dire che c’è un legame tra il quadro e il suo autore, per cui dalle caratteristiche dell’opera possiamo capire molto di chi l’ha fatta; altro è affermare che quadro e pittore sono la stessa cosa. Non ci sarebbe logica. Lo stesso vale per il creato e il Creatore, il legame c’è, ma non c’è identità. D’altronde non si può logicamente far coincidere ciò che è finito (il creato) con ciò che è infinito (il Creatore), ciò che è limitato (il creato) con ciò che è assoluto (il Creatore). Sant’Agostino riporta nel decimo libro delle Confessioni: “(…) ho chiesto del mio Dio a tutta la massa dell’universo, e mi ha risposto: ‘Io non sono Dio, Dio è colui che mi ha fatto.”

Torniamo all’infinità dell’universo. La stessa teoria del Big-Bang ci fa capire che l’universo tende ad espandersi secondo la legge individuata da Edwin Hubble (1889-1953); e se si espande vuol dire che vi è anche un non-universo. Dunque l’universo non è infinito.

Ma, come dicevamo in precedenza, un altro punto su cui si aggrappano atei ed ateisti è la presunta eternità dell’universo. Eternità in questo caso da non intendersi come non finire mai, ma come non aver avuto mai un inizio.

Questa teoria è però confutabile almeno su due piani: su quello logico-filosofico e su quello scientifico.

Sul piano logico-filosofico si deve fare un semplice e inappuntabile ragionamento. La materia è condizionata dalla categoria del tempo, infatti muta e si trasforma. Il concetto di “eternità” implica invece che non ci sia né un inizio né una fine, dunque che si sia al di fuori del tempo, che si sia indipendenti dal tempo. Ora, come può l’universo essere eterno se è dipendente dal tempo dal momento che la materia si trasforma e muta? Può l’universo essere ugualmente nel tempo e fuori del tempo? Ovviamente si tratta di un’assurdità sul piano logico.

Ma anche la scienza attesta che l’universo non è eterno. La svolta c’è stata con la scoperta delle “radiazioni cosmiche di fondo”, che furono per la prima volta individuate nel 1956. Si tratta di residui di quel “lampo” di luce che si sprigionò con il Big-Bang. Insomma, una sorta di “eco” di quell’esplosione da cui è partito tutto.

Insomma, più si va avanti e più diviene evidente l’esistenza di Dio. Tutto come aveva previsto il grande chimico Pasteur: Poca scienza può allontanare da Dio, ma molta scienza avvicina a Lui.

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