20 agosto: san Bernardo di Chiaravalle. Colui che diceva che solo il Cristianesimo aiuta davvero a vivere

di Corrado Gnerre

Dice san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153): “Che cosa ci insegnano gli Apostoli? Non già a leggere Platone, né a volgere e a rivolgere le sottigliezze di Aristotele; non già ad apprendere sempre, senza mai pervenire alla Verità: essi ci hanno insegnato a vivere. Credete che sia una piccola cosa saper vivere? E’ una grande cosa…” (Sermoni, 1, 3).

Il Santo di Chiaravalle non disprezzava la ragione, tutt’altro. Polemizzò con Abelardo non perché questi utilizzasse in teologia la dialettica (che in quei tempi era l’uso della ragione per rendere credibile la Fede), quanto perché tendeva ad utilizzare la ragione come unico strumento di giudizio; il che voleva dire proporre una sorta di razionalismo, che è proprio il contrario di un corretto uso e di una valorizzazione della ragione stessa.

Dicevamo: san Bernardo non  disprezzava affatto la ragione. Anch’egli (come tutti i santi, grazie al dono della sapienza) aderisce a ciò che oggi possiamo definire intelligenza della fede (ovvero ad un’adesione pensata e non fideistica della fede stessa); ma egli ci ricorda con queste parole che i testimoni della Fede per eccellenza (gli Apostoli) hanno voluto insegnare non tante cose, quanto una in particolare: il saper vivere, perché quando si glorifica Dio e si cerca conseguentemente la santità si acquista il saper vivere. E il saper vivere è la cosa senza la quale a nulla vale conoscere tutto il resto.

Il saper vivere è ovviamente il sapere perché si vive, e quindi il conoscere qual è il vero senso della vita: per cosa e per chi vale la pena di vivere.

Chiediamoci: cosa hanno vissuto gli Apostoli? Un’adesione. Non un’adesione qualsiasi, ma un’adesione a Cristo, a Colui che è il tutto. Innamorati della Rivelazione delle rivelazioni (Gesù), compresa la Sua importanza nella vita di ognuno, ce ne hanno parlato e ce ne hanno trasmesso la Vita, ovvero la Grazia.

Dunque, è su questa adesione che hanno organizzato la loro missione: nel farci incontrare la Persona di Gesù. Ecco perché san Bernardo ci dice che gli Apostoli non ci hanno voluto insegnare tante cose, quanto l’essenziale: il senso della vita che è unicamente la Persona di Gesù. Questa è la ragione di tutte le ragioni, l’intelligenza di tutte le intelligenze, la cultura di tutte le culture, la ricchezza di tutte le ricchezze.

Un poeta giapponese del XVII secolo, Basho (1644-1694), ha scritto un verso straordinariamente vero: “Nobile è colui che non dai lampi capisce la vanità delle cose!” Cosa vuol dire? Che la vera posizione umana è sottomettere tutto ad una sola cosa che davvero non sia vana. Spesso l’uomo si accorge solo delle vanità delle cose sfuggenti, dei “lampi” direbbe Basho. No: tutto è vanità e non solo le cose sfuggenti. E’ vanità anche la cosa più significativa e duratura. Il Quoelet lo dice: “Tutto è vanità” (12,8). Solo una realtà (solo una!) non  è vana: Dio. San Pio da Pietrelcina amava dire: “Chi ha Dio ha tutto!”

Ritorniamo a san Bernardo e alle sue parole. Con esse egli non vuole solo raccontarci qualcosa che c’è stato, quanto invitare se stesso e noi a riflettere sulla vita che ci è stata donata. Fino a che punto siamo testimoni della Persona di Cristo? Fino a che punto l’adesione a Lui è il tutto della nostra vita; o essa è solo un orpello o una componente e basta? Fino a che punto questa adesione è il giudizio di ogni nostra letizia e di ogni nostro affanno? Fino a che punto sappiamo distaccarci da tutto per poter abbracciare Gesù totalmente?

Attenzione però: la grandezza della prospettiva cristiana è in un apparente (solo apparente) paradosso. Considerare che tutto è vanità non vuol dire che tutto è nulla. Tra ciò che è vano e ciò che non esiste c’è un’enorme differenza. Vano vuol dire “vuoto”, non vuol dire “nulla”. Dunque, essere consapevoli che conta solo Dio non vuol dire che al di fuori di Lui non vi sia nulla, quanto convincersi che solo Dio può dare senso e significato a tutto ciò che esiste, che solo Lui può “riempire” ogni cosa.

Ecco uno dei tanti paradossi che rende il Cristianesimo una religione unica e quindi autenticamente divina: da una parte considerare che ciò che conta è solo unirsi a Dio e glorificarlo, dall’altra sperimentare che con Lui ogni umana e legittima esperienza diventa autentica e significativa.

E anche questo c’insegna san Bernardo di Chiaravalle.


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1 Comment on "20 agosto: san Bernardo di Chiaravalle. Colui che diceva che solo il Cristianesimo aiuta davvero a vivere"

  1. Non lasciamoci abbagliare dai lampi.

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