Spesso san Francesco d’Assisi viene presentato come una sorta di ecologista (se non addirittura animalista) ante-litteram. Ciò è ovviamente una grande sciocchezza…a cui però ci cascano in molti.
In realtà san Francesco scrisse il suo Cantico delle Creature come una sorta di “manifesto” anticataro. I catari erano degli eretici molti diffusi in quel tempo. Essi erano portatori di una visione della natura ripresa da un certo tipo di gnosticismo. Ritenevano che la natura fosse la creazione di un Dio cattivo, mentre ciò che atteneva allo spirito fosse stato creato da un Dio buono. San Francesco, proprio per rispondere a questo grave errore, concentrerà molto la sua spiritualità sull’esaltazione della bellezza della natura e come da questa si possa arrivare alla bellezza e alla bontà del suo Creatore.
San Francesco parla dunque agli uccelli per far capire quanto Dio domini su tutto il creato. Scrive il noto teologo francescano padre Antonio Maria Di Monda (1919-2007) nel suo La sfida della santità: Padrone di sé, affascinatore di anime, Francesco consuma il suo ‘regno’ spirituale realizzando un prodigioso dominio su tutte le cose. Gli uccelli di Bevagna lo attendono numerosi ed egli parla a loro con visibile loro gioia e contento spirituale. Egli apprende così che può e deve invitare tutte le creature a lodare il Signore. E, infatti, a partire da quel giorno, egli non mancò di esortare a lodare e amare il Creatore. E tutti gli obbediscono. pecore, lepri, uccelli si fanno a lui d’attorno senza timore, ne ascoltano le docili parole e ne eseguono i comandi; le rondini tacciono per farlo parlare; la cicala, da lui invitata, canta e loda Dio; e frate fuoco, supplicato di essere cortese e buono con lui, ubbidisce. Obbediente a Dio, Francesco si vedeva obbedito, a sua volta, dalle creature.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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