BELLEZZA DEL TEMPO – 21 settembre: Triduo per la Festa di San Pio da Pietrelcina (Secondo Giorno)

Padre Pio, dono della Provvidenza per farci capire cosa è la Messa

“Il mondo potrebbe reggersi senza il sole, ma non senza la Messa” e ancora: “Se la gente sapesse cosa accade sull’altare durante la Messa, dovrebbero mettere i carabinieri dinanzi alle chiese per contenere le folle.”

Queste due citazioni sono di san Pio da Pietrelcina, il Santo del confessionale, del Rosario …e della Messa. Una vera e propria icona di risposta alla crisi del sacerdozio del XX secolo.

Chi ha assistito alla Messa celebrata da san Pio (Messe che arrivavano a durare perfino due ore) riusciva facilmente a penetrare nel Mistero dell’azione liturgica, a capire cioè che la Messa, ogni Messa, è la ri-attualizzazione incruenta del Sacrificio di Cristo sul Calvario. San Pio riusciva facilmente e chiaramente ad esprimere l’aspetto sacrificale della Messa.

Dall’ottimo libro L’ultima Messa di Padre Pio di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (Piemme 2010) leggiamo come il Santo del Gargano rispondeva ad alcune domande sulla sua Messa:

Padre che cosa è la vostra Messa?

Un completamento sacro con la passione di Gesù.

Che cosa debbo leggere nella vostra Santa Messa?

Tutto il Calvario.

Padre, ditemi tutto quello che soffrite nella Santa Messa…

Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione inadeguatamente, lo soffro anch’io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà.

Padre, come possiamo conoscere la vostra passione?

Conoscendo la Passione di Gesù; in quella di Gesù troverete anche la mia.

Agonizzante, padre, come Gesù nell’orto?

Sicuramente.

Viene pure a voi, come a Gesù, l’angelo a confortarvi?

Sì.

Quale fiat pronunziate?

Di soffrire e sempre soffrire per i fratelli di esilio e per il suo Divin regno. 

Ma –dicevamo- questo modo di significare la Messa da parte di Padre Pio ha costituito e costituisce, per chi giustamente lo ricorda e ne parla, una “risposta” alla crisi del sacerdozio e della liturgia che sono letteralmente esplose nel XX secolo.

Prima di tutto va tenuto presente che san Pio da Pietrelcina è attualmente l’unico sacerdote stigmatizzato. Chi volesse a riguardo obiettare che anche san Francesco d’Assisi ricevette le stigmate, dovrebbe sapere che il Santo di Assisi non fu mai ordinato sacerdote fermandosi al diaconato. Ma non solo. Mentre il Patrono d’Italia ricevette le stigmate come “ultimo sigillo” (Paradiso, XI) cioè al termine della sua vita, Padre Pio le ricevette a 31 anni e le portò per ben cinquant’anni: dal 20 settembre del 1918 fino alla morte avvenuta il 23 settembre del 1968. Si tratta di cinquant’anni precisi, perché le stigmate iniziarono a sparire proprio due-tre giorni prima della morte, tant’é che per questo il Santo Frate capì che ormai era arrivata la chiamata al Cielo.

Il sacerdote è un alter Christus sempre; lo è ontologicamente, ma  soprattutto nella celebrazione della Messa, laddove in maniera evidente si esprime questa dimensione. Durante la consacrazione eucaristica misticamente le mani del celebrante diventano realmente le mani di Cristo, così come il calice utilizzato diventa misticamente il Graal, ovvero il calice che Gesù stesso utilizzò nell’Ultima Cena al momento dell’istituzione del sacramento dell’Eucaristia.

Padre Pio con le stigmate, con mani e piedi traforati, con la ferita al costato (piaghe queste che diventavano più dolorose e sanguinanti al momento della celebrazione eucaristica) ha rappresentato visivamente cosa sia davvero la Messa, in un tempo in cui questa dimensione sacrificale sarebbe quasi totalmente sparita, soprattutto nella consapevolezza dei fedeli.

Certo, fa impressione pensare alla Messa di san Pio da Pietrelcina e vedere certi abusi liturgici al limite del sopportabile (come ebbe a definirli Benedetto XVI nella lettera di accompagnamento al motu proprio Summorum Pontificum). Sacerdoti che ballano o fanno ballare durante le celebrazioni, altari contornati da palloncini e bolle di sapone, presbiteri con clown e majorretes. Fa impressione vedere la differenza: da una parte il Calvario dall’altra la pantomima, da una parte il Mistero dall’altra la tristezza nell’apparente allegria beota della banalizzazione.

In un’altra intervista il Santo del Gargano disse:

Che dobbiamo fare durante la Santa Messa?

Compassionare e amare!

Padre, come dobbiamo ascoltare la Santa Messa?

Come vi assistettero la Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette san Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce.

Che benefici riceviamo ascoltandola?

Non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso. 

Dunque “li vedrete in Paradiso” i benefici delle Messe ben ascoltate e ben celebrate. La Messa non è qualcosa che avviene solo qui, è una “finestra del Paradiso”, è il legame evidente del naturale con il soprannaturale e del soprannaturale con il naturale.

La Provvidenza anche per questo ha donato l’esempio di san Pio da Pietrelcina, per farci capire cosa è davvero la Messa, per farci capire il suo ineffabile mistero, la sua grandezza, la sua indispensabilità.

E questo dono è arrivato al momento giusto, proprio allorquando tutti corrono il rischio di capire, sì, le parole della Messa, ma di non sapere più cosa è la Messa.


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