Un dipinto a Milano fa capire quanto la preghiera sia il gesto umanamente più naturale

Nella Cappella di San Giorgio, all’interno della famosa chiesa di Sant’Ambrogio in Milano, quella dove riposano le spoglie del grande vescovo di Milano, vi è un affresco sull’arco di entrata che ritrae la creazione di Eva. L’opera è di Bernardino Lanino, nato nel 1512 e morto nel 1583.

Questo affresco ha un chiaro significato: immediatamente dopo la creazione che Dio ha operato dalla costola di Adamo, Eva invoca il Creatore. Si tratta di un’invocazione che somiglia molto ad un’implorazione. Le mani della nuova creatura sono giunte a mo’ di supplica. E’ come se Eva già presentisse ciò che sarebbe accaduto di lì a non molto: il Peccato che partirà da lei e che avrebbe ferito gravemente, ma non irrimediabilmente, l’universo intero.

Se non fosse che lo impedisse la Dottrina, sembra quasi che l’artista voglia dire che essendo tutto ormai deciso, Eva scongiuri Dio di rivedere i piani, che tutto possa essere modificato. Ma questa non può essere la spiegazione, perché il peccato originale è scaturito unicamente dalla libertà dell’uomo.

E allora? Qual è il significato di quelle mani giunte, di quella “supplica” che Eva fa a Dio? E’ la verità dell’uomo. Vediamo in che senso.

Ancor prima del peccato originale l’uomo è fallibile. Certo, non ha già la tirannia della concupiscenza, non ha già la tensione verso il male piuttosto che verso il bene, ma ha la fallibilità, che gli è connaturata. Ed è qui l’aspetto interessante di questo affresco: prima del peccato originale la creatura umana aveva maggiormente coscienza della necessità di invocare e supplicare, perché più limpida era la coscienza del proprio limite e del proprio bisogno di Dio.

Da qui la “naturalità” di quell’invocazione di Eva nell’affresco del Lanino. Pur non essendo ancora avvenuto il Peccato, pur avendo quegli uomini ancora una familiarità con Dio, essi avevano bisogno d’invocare Dio. Un’invocazione per la chiara consapevolezza della propria natura, del proprio essere e della propria condizione.

Questo ci fa capire quanto la preghiera sia il gesto umanamente più vero. L’uomo non diventa grande quando allarga le spalle o gonfia il petto, ma quando s’inginocchia.


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