La Borraccia per il 14 aprile

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi ogni tanto. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione, che, a differenza del cibo che si deve prendere ad orario, si sorseggia ogni tanto. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

“Se Egli mi ama e mi ha affidato la Sua stessa missione, la devo compiere in quelle condizioni in cui Egli mi ha voluto. Posso essere anche un semplice straccione, ma non vuol dire nulla, perché debbo vivere la missione che il Signore mi affida, senza che io possa constatare il potere della mia vita. Io debbo credere a quello che il Signore mi ha detto. Se non credo, ecco qui il mio peccato.”

(Don Divo Barsotti)

I SORSI

1

Cari pellegrini, vi sarà capitato chissà quante volte di acquistare un prodotto da montare e avete aperto la scatola con la speranza di trovare un libretto di istruzioni che fosse davvero chiaro e semplice.

2

Cosa pensereste di chi volesse montare ciò che ha acquistato senza leggere le istruzioni? Sarebbe un’assurdità: solo chi ha progettato un oggetto può conoscerlo davvero.

3

La stoltezza che spesso ci tocca è quella di credere che ne sappiamo più di Colui che ci ha creati.

4

Ma non ci tocca, purtroppo, solo questa sciocchezza, ce ne tocca anche un’altra: il credere che Dio non possa servirsi di noi nella situazione in cui siamo.

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E così crediamo che Dio debba prima cambiarci per poi essere “utili” a Lui.

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Invece noi siamo ciò che Lui vuole… e dobbiamo essere ciò che Lui vuole.

7

C’è una bella frase che ha coniato un sacerdote missionario in Paraguay, don Aldo Trento, il quale vivendo da anni in una situazione di profonda sofferenza ripete a se stesso e a coloro a cui si rivolge: “Gesù, io sono ciò che mi fai!”

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Qui è il grande mistero, ma è un sublime mistero.

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“Sublime” nel senso letterale del termine. La parola “sublime” significa “ciò che è attaccato in alto, sotto l’architrave”. E infatti, riflettendo sul fatto che Dio si serve di come siamo, ci accorgiamo che ciò diventa possibile solo perché Dio riesce talmente a sostenerci da “portarci in alto”, laddove da soli è impossibile per noi andare.

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Con Dio si vola, malgrado si è pesanti.

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Con Dio si corre, malgrado si è zoppi.

12

Con Dio tutto diviene possibile nella fragilità della propria natura.

13

Ad una condizione, però: che ci si faccia sostenere da Lui.

14

Dio vuole solo la nostra libertà di conformarci totalmente al suo volere e di vivere fedelmente la sua Legge.

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E questa libertà è possibile ed doverosa per tutti. Nessuno può giustificarsi di non poterlo fare.

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Torniamo all’immagine da cui siamo partiti. Come per poter montare un oggetto dobbiamo leggere le istruzioni per l’uso, così dobbiamo rimetterci a Dio. Lui sa come le nostre fragilità, le nostre sofferenze e i nostri limiti possano sublimarci.

Al Signore Gesù

Signore, io sono ciò che mi fai.

Questo mi basta sapere, per agire e per servirti.

Alla Regina dello Splendore

Madre, se il Signore mi vuole come sono, è pur vero che mi ha donato Te per accompagnare la mia vita.

Mi stringo a Te.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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