Rubrica a cura di Corrado Gnerre

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Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.

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L’ACQUA

Il vero uomo spirituale prega durante tutta la sua esistenza, perché pregare è per lui un cercare l’unione con Dio, perciò rifiuta tutto ciò che inutile… Tutta la sua vita è una sacra liturgia.
(San Clemente di Alessandria – Stròmata 7,7)

I SORSI

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Cari pellegrini, c’è un brevissimo apologo scritto dallo scrittore russo Tolstoj che ha come protagonisti uno sciocco asino e una volpe. Ecco il racconto: “Un asino si mise addosso la pelle di un leone e andava attorno seminando il terrore fra tutte le bestie. Vide una volpe e volle provare a far paura anche a lei. Ma quella, che per caso aveva già sentito la sua voce un’altra volta, gli disse: ‘Stai pur sicuro che, se non ti avessi mai sentito ragliare, avresti fatto paura anche a me’. Cosi ci sono degli ignoranti che, grazie alle loro fastose apparenze, sembrerebbero persone importanti, se la smania di parlare non li tradisse.”  Poi capirete, cari pellegrini, il perché abbiamo iniziato con questo breve apologo.

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La verità, e le questioni che alla realtà sottendono, sono molto più semplici di quanto possiamo immaginare. Spesso crediamo che certe questioni siano estremamente complicate e che difficilmente possano essere capite e quindi anche risolte. Non è così. Certo, non tutti sono capaci di entrare in determinati tecnicismi, ma è possibile cogliere il senso di cosa c’è sotto ogni cosa (scusate il gioco di parole) che si realizza nel tempo.

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Perché vi diciamo questo? A cosa alludiamo? Ve lo spieghiamo subito. Il nostro tempo storico è l’esito dell’ “incarnazione sociale” di un errore enorme: credere che l’uomo debba onorare se stesso. La modernità altro non è stata che la sostituzione dei “diritti di Dio” con i “diritti dell’uomo”.

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E non ci si accorge che in tal modo l’uomo, senza Dio, non solo non può essere valorizzato, ma fa anche una brutta fine. Se si onora Dio, si onora anche l’uomo; ma se non si onora Dio, l’uomo diventa o un tassello insignificante ridotto a “pezzettino di materia” o una semplice “merce”. E infatti i due grandi errori che hanno attanagliato i tempi recenti sono il collettivismo materialista e il liberalismo individualista. Due errori diversi sì, ma che sono nati dalle stesse radici e conducono di fatto alle stesse conseguenze.

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Nell’ acqua di questa borraccia, san Clemente d’Alessandria (150-215) dice soprattutto due cose che vogliamo offrirvi come spunto di meditazione. Primo: il vero uomo (san Clemente precisa “spirituale”, ma basterebbe semplicemente dire il vero uomo, cioè colui che ha davvero capito il suo essere) deve rifiutare tutto ciò che è inutile. Secondo: in tal modo la sua vita si trasformerà in una “sacra liturgia”.

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Ora chiediamoci: cosa è inutile nell’uomo? Si potrebbe rispondere individuando tante cose, tanti desideri, ambizioni… non serve, sarebbe superfluo fare lunghi elenchi. Ciò che è inutile nell’uomo è paradossalmente il credere di essere utile. In che senso? Nel senso di credere che in sé, da solo, l’uomo possa essere utile per sé e per gli altri. Non a caso il Signore dice che dopo aver fatto tutto ciò che si deve fare, bisogna sempre ritenersi “servi inutili” (Luca 17). Il Signore lo dice perché non aggiungiamo nulla a Dio, il quale non ha bisogno di noi; ma ciò sta a significare anche che noi non abbiamo bisogno di noi stessi. Solo lo stolto o il folle può credere di essere autosufficiente.

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E veniamo alla seconda cosa che ci dice san Clemente: la vita dell’uomo deve trasformarsi in una “sacra liturgia”. Cioè deve trasformarsi in un continuo culto e in un continuo ringraziamento a Dio. “Culto”, perché l’uomo trova se stesso capendo chi è davvero il Signore della sua vita; “ringraziamento”, perché tutto il suo essere lo deve a Colui che è il Signore della sua vita.

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Torniamo all’apologo di Tolstoj. L’uomo, che vuole onorare se stesso come “signore della sua vita”, è come l’asino che pensa di diventare leone indossando la pelle del feroce animale: fa la figura dello sciocco.

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Si tratta della stoltezza di immaginarsi quello che non si è e non si potrà mai essere.

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E’ la stoltezza di credere che, simulando versi (la propria voce e le proprie grida) e agendo affannosamente, si possa  cambiare la realtà delle cose. Quando questa (la realtà delle cose) s’impone sempre; e impietosamente ricorda quello che davvero si è.

Al Signore Gesù

Signore, aiutami ad essere un vero “uomo spirituale”, cioè un vero-uomo e un uomo-vero.

Fa che abbia sempre un giudizio corretto su me stesso, e cioè che nulla posso senza di Te.

Alla Regina dello Splendore

Madre, nessuno più di Te è riuscita a trasformare la propria vita in una “sacra liturgia”.

Ogni cosa di Te è culto e ringraziamento a Dio.

Ecco perché rinnovo quotidianamente il proposito di starti accanto.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri